Page 71 - Rassegna 3-2016
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DA’ISH TRA PROPAGANDA E GUERRA DI INFORMAZIONE.
UN’ANALISI DELLE STRATEGIE COMUNICATIVE DEI TERRORISMI NEL XXI SECOLO

      l’ascendente che deriva da questa semplificazione mistificante è estrema-
mente intenso e affonda le proprie radici anche nell’inquietudine per la com-
plessità, per la democrazia, per la modernità; soprattutto, nel rifiuto giovanile di
una complessità erroneamente ritenuta ingestibile ed inconcludente, che preclu-
de l’auto-affermazione dei singoli, facendo sì che l’appeal di questa narrativa si
sostanzi in un modello di vita validamente alternativo a quelli propinati dalla
società occidentale. Tuttavia, se è soprattutto nelle cosiddette classi pericolose che
la fascinazione esercitata da Dā‘ish sui followers - non più immersi nella loro
dimensione soltanto passiva bensì riproduttori e moltiplicatori silenziosi di
identità negate - gioca più agevolmente il suo ruolo macabro, sarebbe impor-
tante domandarsi perchè “diciannove giovani con un elevato grado di istruzione hanno
annientato se stessi e migliaia di altre persone nei dirottamenti dell’11 settembre”(71), nel ten-
tativo di comprendere cosa ci sia dietro questo odio estremizzato, che probabil-
mente costituisce la sorgente di alimentazione; infatti, sino a quando resterà
attiva continuerà a reintegrare le forze neutralizzate da qualsiasi manovra di
contrasto al terrorismo all’interno delle nostre società. Del resto, almeno dician-
nove sono anche stati i componenti del commando che complessivamente hanno
operato negli attacchi del 13 novembre a parigi, seppure di ben diversa estra-
zione sociale. l’appeal esercitato non può quindi essere considerato alla stregua
di un caso di studio fine a se stesso, in quanto è anche alla base dello sponta-
neismo e del franchising del terrore, rivisitato e rielaborato sulla scia dell’esperien-
za strategica qaedista. perchè il terrorismo di Dā‘ish“non vuole solo minacciare per
stupefazione (…) o per orripilazione (…), ma vuole anche piacere, persuadere, fare proseli-
ti”; lo straordinario affinamento tecnologico che ne connota la propaganda è
quindi anche la chiave per interconnettersi con le generazioni di giovani musul-
mani di seconda e terza generazione radicati nei sobborghi metropolitani che, a
dispetto del disagio sociale ed economico, non si privano degli strumenti digitali
della comunicazione da tempo massificati. In nuce, il terrorismo è diventato
“entertain-terrorism” che non terrorizza soltanto, “ma cerca il plauso e il consenso, deve
respingere e attrarre allo stesso tempo, conquistare anime e nuovi territori”(72).

(71) - zygmunt BAUMAn, Il demone della paura, gius. laterza & figli, 2014, pag. 12.
(72) - Cfr. elisabetta SAnToRI, (ICSA) Horrorismo. Videoestetica del terrore nel Califfato islamico, in

       Laicità o barbarie, Micromega, 4/2015.

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