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DA’ISH TRA PROPAGANDA E GUERRA DI INFORMAZIONE.
UN’ANALISI DELLE STRATEGIE COMUNICATIVE DEI TERRORISMI NEL XXI SECOLO

      Di massima, i forum radicali, principalmente in lingua araba, offrivano ai
gruppi terroristici ed ai loro affiliati uno spazio per stabilire un contatto iniziale,
indottrinare, comunicare ed ottenere rapidamente aggiornamenti dal campo in
ordine alle attività terroristiche; ripartiti in sezioni pubbliche ad accesso libero
e sezioni chiuse, con accesso limitato a soggetti invitati o a membri comunque
preventivamente vagliati.

      Tendenzialmente ogni forum riproponeva regole e modalità gestionali tipi-
che, con una gerarchia ed un rango legato all’anzianità ed al numero di post, da
membro junior, qualifica che appariva sotto il nickname e sotto l’avatar, a fratello del
forum, sino a membro prezioso, anziano ed administrator, figura in grado di bandire
membri dal forum od autorizzare nuovi accessi, con la facoltà di consultare sta-
tistiche e sezioni private. In un secondo tempo tuttavia, l’esigenza di eludere le
manovre di contrasto sviluppate soprattutto dall’11 settembre del 2001 in avan-
ti, sono risultati privilegiati altri mezzi di comunicazione ritenuti più riservati,
quali Skype, paltalk e facebook, con un sempre maggior ricorso alla crittogra-
fia.

      Il senso di quotidianità respirato all’interno di questi forum jihadisti, le cui
discussioni risultavano per lo più incentrate su fatti d’attualità e dichiarazioni
politiche di differenti gruppi ed organizzazioni terroristiche, semplificava anche
l’accettazione dell’ideologia del terrore ed il terrore come strumento normale di
lotta politico-religiosa. A riguardo, la giustificazione dottrinale degli attacchi sui-
cidi, definiti retoricamente operazioni di martirio, occupava spesso ampi spazi,
mentre i brevi video diffusi in rete - nonostante le limitate possibilità di download
all’epoca esistenti - testimoniavano come tali atti fossero reali ed effettivamente
compiuti(74).

      Alle riprese ed alle immagini diffuse in rete dei martiri, elevati al rango di eroi,
si aggiungevano veri e propri testamenti degli attentatori suicidi, registrati poco
prima delle azioni, occasione peraltro propizia per esortare i credenti ad intrapren-
dere la via del jihad. A fronte quindi di un relativamente limitato utilizzo dei social
network, almeno nella prima fase, la pubblicistica qaedista, ed in primis la rivista
Inspire, presentava aspetti similari alla successiva comunicazione realizzata da

(74) - Cfr. successivo cap. Iv, atti relativi all’indagine Jweb dei Carabinieri del RoS - p.p. instaurato
       dalla procura della Repubblica di Roma.

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