Page 54 - Rassegna 3-2016
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IL TERRORISMO NELLO SCENARIO MONDIALE
Su questi territori, hanno poi soprattutto dimostrato di saper mantenere il
controllo, amministrandoli sia grazie alla violenta e sanguinaria sottomissione
delle comunità locali sia coinvolgendo i gruppi tribali più influenti nella gestio-
ne economica e finanziaria. Da un lato, le imposizioni oscurantiste, pervasive e
totalizzanti di Dā‘ish sono state soltanto tollerate, nonostante la visione conser-
vatrice della popolazione locale. Dall’altro, le motivazioni di contrasto contro
l’occidente e l’odio verso gli sciiti sono alla base della scelta di molti capi tribù
di sottomettersi, cui è corrisposta protezione e creazione di reti per il welfare,
oltre a percentuali variabili sugli introiti derivanti dallo sfruttamento delle risor-
se locali. Ma il principio informatore di queste relazioni è stato più quello del
negoziato che della semplice dominanza: il reclutamento è stato agevolato dal-
l’esistenza di nutrite schiere di giovani senza alcuna prospettiva, che hanno rice-
vuto un minimo salario mensile.
Con la presa di numerose città irachene, il controllo dei varchi occidentali
e della principale raffineria del paese nelle mani dei miliziani dello Stato
Islamico, le truppe del Califfato esercitano il potere su una buona porzione
della regione nord-occidentale dell’Iraq.
In questo paese tuttavia, la migliorata coesione tra forze Armate irachene,
tribù sunnite, milizie sciite e combattenti peshmerga, con il supporto della coali-
zione internazionale e degli USA in particolare, ha contribuito ad una maggiore
stabilizzazione della situazione, attualmente articolata su tre fronti di battaglia
principali: nella regione meridionale irachena, fino a Baghdad e Samarra, il ter-
ritorio viene controllato dalle autorità centrali e dalle milizie sciite; in quella
nord orientale, il Kurdistan iracheno risulta autonomo nella gestione dei propri
territori; nel centro-ovest, è prevalente la presenza delle milizie jihadiste ed i
gruppi tribali sunniti.
Unificati i fronti iracheno e siriano, le milizie jihadiste di al-Baghdādī hanno
dovuto comunque rimodulare le proprie ambizioni espansionistiche, assorbite
anche dalle difficoltà incontrate nella gestione dei territori conquistati ove, l’al-
lontanamento di nouri al-Maliki dalla guida del paese, ha contribuito al riavvi-
cinamento tra le più influenti tribù locali e le autorità di Baghdad; peraltro, a
fronte dell’operazione di ricostruzione istituzionale tentata dal nuovo primo
ministro haider al-Abadi si è registrato il progressivo aumento delle ostilità
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