Page 42 - Rassegna 3-2016
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IL TERRORISMO NELLO SCENARIO MONDIALE
vecchio nome arabo, al Sham, la cosiddetta grande Siria, riferito alla regione geo-
grafico-antropica che comprendeva sia la capitale siriana Damasco sia la più
ampia regione del levante. l’acronimo di Aldawla al islamiya fi al Iraq wal Sham,
equivalente dell’espressione Stato islamico dell’Iraq e del levante (Isil), è Dā‘ish
che, foneticamente, in lingua araba, è simile a parole dal significato sgradevole
che richiamano l’idea della prevaricazione e della discordia.
Dalla sua costituzione, con una solo apparente coerenza tra ideologia e
prassi, Dā‘ish tenta illegittimamente(22) di far rivivere nella quotidianità la tradizio-
ne religiosa islamica dei Califfati e, celebrando le proprie gesta e la propria capa-
cità organizzativa e militare, ne moltiplica gli effetti tramite la rete, disseminando
il proprio messaggio velleitario, fatto di parole, suoni ed immagini efficaci.
a. Le radici
le radici di Dā‘ish, sotto la guida del Califfo Abū Bakr al-Baghdādī(23),
(22) - Che la proclamazione del Califfato sia illegittima per la comunità internazionale è pacifico.
la comunità musulmana stessa non ne riconosce parimenti la legittimità, seppure per ragioni
dottrinali diverse. le tesi sostenute nel suo discorso di insediamento sono state confutate in
un documento pubblicato il 19 settembre 2014 da centoventi sapienti musulmani, sulla base
dell’interpretazione autentica delle fonti del diritto islamico. pur ammettendo sul piano poli-
tico l’istituzione del Califfato, sono state condannate le stragi di civili innocenti, il mancato
rispetto delle minoranze religiose, le conversioni forzate, la devastazione di luoghi di culto
(cfr. paolo BRAnCA, Il Califfato tra storia e mito, Working paper no. 55, Marzo 2015).
Inoltre, anche la nomina di Abū Bakr al-Baghdādī avrebbe dovuto essere validata nella khutba
(preghiera del venerdì), pronunciata dall’imam che guida la preghiera collettiva in nome del
Califfo riconosciuto come tale. non soltanto questo non si è verificato in nessuno dei terri-
tori non militarmente controllati da Dā‘ish, ma la ikhtiyār (scelta) del Khalifa (Califfo) avreb-
be dovuto essere assunta dal Consiglio della Shūra, acquisendo il parere favorevole della
comunità degli ulema; è mancato inoltre anche il riconoscimento da parte della Umma, attra-
verso la bay‘a (giuramento di fedeltà) di una rappresentanza autorevole di fedeli di ogni
paese. Il Califfo infatti riceve la bay‘at da parte dei sudditi e questo è un elemento costitutivo
del diritto/dovere di guidare legittimamente la suprema magistratura islamica e di ammini-
strare la Umma; la mancanza di questo atto obbligatorio rende inesistente il contratto che
non può svolgere alcun effetto. letteralmente, pealtro, il termine significa vendere e sottoin-
tende il rapporto contrattuale che offre la possibilità di ottenere la salvezza eterna a fronte
della dichiarata sottomissione e fedeltà. la bay’a, nella terminologia politico-giuridica islami-
ca, indica infatti un accordo di sottomissione ad un capo, previo riconoscimento.
(23) - alias di Ibrahim ibn Awwad ibn Ibrahim al-Badri al-usayni al-Qurashi al-Samarrai.
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