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STORIA E CULTURA MILITARE

comando, per cui, pressati dall’incalzare tedesco e senza alcuna prospettiva
certa, decisero nel modo peggiore, cioè rinunciando ad agire e facendo così
crollare tutta l’organizzazione, non senza prima aver cercato un  sicuro nascon-
diglio in città(9), fino all’arrivo degli Alleati un mese dopo.

      Le truppe naziste stanziate in Campania, alla notizia dell’armistizio,
dopo un iniziale momento di disorientamento, già la sera stessa avevano dato
corso ad una serie di violente azioni di rappresaglia, che si erano rafforzate
nei giorni successivi, subito dopo che il Comando tedesco aveva ordinato alle
truppe in ritirata di razziare alla popolazione civile le derrate alimentari ed il
bestiame, oltre che distruggere tutto quanto potesse essere utile agli anglo-
americani in procinto di sbarcare a salerno: dalle strade alle linee ferroviarie,
dai sistemi di comunicazione postali, telegrafici e radiofonici alle industrie
belliche.

      In tale contesto, per effetto di accordi precedentemente presi con i
tedeschi, nei caotici e concitati giorni che andarono dal 9 all’11 settembre,
l’Arma dei Carabinieri, la Questura e la Guardia di Finanza rimasero i soli
responsabili dell’ordine pubblico e della pubblica sicurezza: gli accordi ovvia-
mente diventarono carta straccia nel momento in cui, il 12 settembre, napoli
veniva occupata militarmente.

(9) - si celarono dapprima in un convento e poi, dismessa la divisa, si nascosero in abiti civili:
      per tali azioni e per l’ordine emesso alla popolazione di divieto di assembramenti “per evi-
      tare incidenti con i tedeschi”, fu accusato di collaborazionismo e della mancata difesa di
      napoli. per l’accusa di collaborazionismo fu lo stesso Alto Commissario per la punizione
      dei delitti fascisti a proscioglierlo “perché il fatto non sussiste” ma, processato per “abban-
      dono di comando”, con sentenza dichiarata inappellabile, il 24 dicembre 1944 fu condan-
      nato dall’Alta Corte di Giustizia a 20 anni di reclusione perché, nonostante venisse ricono-
      sciuta “la schiacciante superiorità delle forze germaniche”, i difensori italiani avrebbero
      potuto fare “qualcosa di più e meglio”. L’inappellabilità però inficiava la legittimità formale
      della sentenza e il 27 dicembre 1945 la Corte suprema di Cassazione - sezioni Unite penali
      - stabilì che le sentenze dell’Alta Corte erano inappellabili solo se “giuste”, riconobbe che
      in precedenza v’era stata “l’inosservanza di quel minimo di elementi che garantiscono il
      regolare svolgimento di un processo” , annullò la sentenza dell’Alta Corte e ordinò la sua
      immediata scarcerazione. pertanto pentimalli venne completamente riabilitato e collocato
      in pensione con rivalutazione di arretrati ed emolumenti spettanti, cosa che non successe
      a Del tetto che morì nel carcere di procida per una perforazione gastrica fulminante dopo
      aver minacciato, una volta uscito, di “rivelare molte cose, molto imbarazzanti, per molta
      gente”.

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