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8 SETTEMBRE 1943: I CARABINIERI DIFENDONO ROMA E NAPOLI

      Alcuni militari italiani nascosti nelle cantine di un palazzo di via s.
Aspreno, avvertiti che i tedeschi erano pronti a minare e a far esplodere i palaz-
zi, uscirono dai rifugi e, individuati tra la folla, vennero passati per le armi
davanti all’ingresso dell’edificio della borsa(21).

      spinta e pressata dai tedeschi la folla fu avviata lungo il Corso Umberto
disposta su due colonne, ma venne fatta sostare all’altezza dell’ingresso prin-
cipale dell’Università, scenario di altro atroce episodio: in un andirivieni di alti
Ufficiali tedeschi, compreso lo stesso scholl, era stato deciso di dare fuoco a
tutto l’edificio universitario perché sospetto di aver dato ospitalità a militari e
civili aggressori dei tedeschi; a concludere questo altro terribile momento, con
la popolazione ormai sotto shock, la fucilazione di un giovane marinaio, rima-
sto ignoto, reo di aver reagito: sotto l’incalzare delle fiamme che divampava-
no, fu avvicinato a viva forza alle lamiere incandescenti del portone principale
e quindi mitragliato. ma non fu evidentemente ritenuto sufficiente dagli aguz-
zini, perché ad orrore si aggiunse orrore nel momento in cui si pretese che la
folla, minacciata dalle armi, applaudisse.

      Consumata fra piazza borsa e Corso Umberto questa atroce giornata,
nella folla vennero separati donne, anziani e bambini dagli uomini, che vennero
poi avviati in direzione di Aversa. Anche i 14 Carabinieri seguirono la stessa
sorte. nella notte del 13 settembre(22), circa 500 civili furono portati in un
improvvisato campo di concentramento, in località madama Vincenza a 200
metri circa dal ponte di ferro prospiciente la strada nazionale napoli-Capua; i
14 Carabinieri e due civili(23) arrivarono in località madama Vincenza il mattino
dello stesso giorno. Appena giunti sul posto gli Ufficiali tedeschi fecero una
selezione e, messi da parte i 14 Carabinieri ed i due civili, trattennero venti per-
sone e lasciarono liberi tutti gli altri.

(21) - L’attuale Camera di Commercio, ove è posta una lapide commemorativa. Uno di loro, caden-
       do sotto i colpi tedeschi, riuscì a gridare “VIVA L’ItALIA!”. A detta dei presenti tale delitto
       scongiurò probabilmente una più atroce e vasta rappresaglia che era in attesa di consumarsi.

(22) - Legione territoriale dei Carabinieri di napoli, Relazione sull’attività dell’Arma dell’8
       settembre 1943  alla liberazione, pag. 10.

(23) - si trattava di Carmine Ciaramella e Francesco Fusco detto Friscolisi, entrambi di teverola,
       operaio di 30 anni il primo - trovato con un fucile in mano nella scuola di Casaluce, brac-
       ciante di 52 anni il secondo - catturato per aver insistito a voler vendemmiare sulla terra
       occupata dai tedeschi.

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