Page 298 - Rassegna 3-2016
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STORIA E CULTURA MILITARE

      All’incirca verso le 15.00 tutti furono spostati di un centinaio di metri
all’interno della campagna ed i 14 carabinieri assieme ai due civili furono
costretti ad inginocchiarsi, uno accanto all’altro, posti davanti ad una mitraglia-
trice, mentre ai lati militari armati impedivano loro eventuali gesti di ribellione.
Due volte l’arma inesorabilmente sparò, ponendo fine all’esistenza di quei sedi-
ci Eroi.

      Furono necessari alcuni colpi per quelli rimasti ancora in vita, quindi uno
dei venti civili presenti fu costretto a perquisire i cadaveri ed a deporre i loro
oggetti nella valigetta dell’Appuntato Ammaturo, il tutto fu poi consegnato ai
tedeschi.

      I venti rimasti a testimoniare il fatto vennero costretti a scavare una
fossa(24), dove tutti i corpi furono poi seppelliti, e ad operazione ultimata i venti
furono liberati ed i tedeschi andarono via sui loro automezzi. Un eccidio come
tanti altri consumati durante la guerra.

      Degna tuttavia di nota e riflessione, è la nobile azione dei 14 carabinieri,
che in un tale disperato momento e luogo di massacro, che era piazza borsa e
dintorni, seppure consci di non poter contrastare i tedeschi, ma memori di aver-
li combattuti poche ore prima, rimasero ai loro posti non considerando nem-
meno lontanamente un eventuale abbandono dei loro uffici della stazione
porto e coscientemente vissero il martirio.

      Va sottolineato che, come i militari trucidati a piazza borsa si sono immo-
lati per salvare delle vite, allo stesso modo si sono eroicamente comportati i
Carabinieri salvando tante persone innocenti dalla immancabile rappresaglia.

      E non si può infine tacere come quei 14 Carabinieri rappresentassero e
ancora ora rappresentino l’immagine dell’essere Carabiniere che vive tra la
gente e sa per essa offrire anche la vita.

(24) - Ai poveretti, stremati dalla lunga marcia, erano mancate le forze fisiche ed il pietoso compito
       fu perciò affidato a tre contadini del luogo, tali Alessandro muscariello detto “chiavone”, ad
       un suo omonimo detto “moscone” e a Raffaele Iavarone. prima di essere seppelliti sotto una
       spessa coltre di terreno, i cadaveri furono spogliati dai tedeschi di tutto quanto di utile e pre-
       zioso avevano addosso e Giuseppe muscariello, figlio dell’ Alessandro nominato “moscone”,
       testimoniò che le 700 lire trovate in tasca di Francesco Fusco furono offerte quale ricompen-
       sa al padre e agli altri due contadini, che però rifiutarono sdegnosamente, invitando anzi il
       soldato che glieli aveva offerti a far celebrare invece delle messe in suffragio delle anime dei
       Caduti.

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