Page 25 - Rassegna 3-2016
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IL RUOLO DELL’ARMA NEL CONTRASTO AL TERRORISMO: IL RAGGRUPPAMENTO
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b. La cooperazione internazionale

      Il terrorismo, per sua natura, è un fenomeno transnazionale. Le organiz-
zazioni terroristiche, anche quando hanno un obiettivo “locale”, che spesso è il
governo dello Stato di origine, si avvalgono di proprie basi in altri Paesi per
sfuggire all’azione repressiva delle forze di sicurezza, si approvvigionano di
armi dall’estero e costituiscono alleanze con altri gruppi internazionali ideolo-
gicamente affini o con cui hanno interessi in comune.

      L’esempio è ancora quello delle Brigate Rosse, i cui latitanti trovarono
rifugio in Francia e in altri Paesi, e che riuscirono a intrattenere rapporti con
formazioni terroristiche palestinesi, a cui erano accumunate dall’avversione a
Israele e agli Stati Uniti. A causa dell’assenza di una comune definizione di ter-
rorismo accettata internazionalmente, la cooperazione internazionale nella lotta
al terrorismo è stata fino al 2001 molto limitata.

      Gli attacchi dell’11 settembre hanno cambiato lo scenario, avendo la mag-
gior parti degli Stati da quel momento, almeno a livello di intenti, dichiarato la
propria adesione alla guerra globale contro il terrorismo. Mentre la volontà poli-
tica è continuamente ribadita, si oppongono ancora numerosi ostacoli alla sua
attuazione. Per limitarsi al caso europeo, sono note le polemiche seguite agli
attentati di Parigi e Bruxelles.

      Anche a fronte di un fenomeno come quello dei foreign terrorist fighters
che ha ovvia natura transnazionale, non tutti i Paesi sono stati finora disposti a
condividere le proprie informazioni. Molto spesso, questi ostacoli, più che di
natura politica, sono burocratici, legati al livello di segretezza delle informazioni
e alla diffidenza nel condividerle.

      Il risultato è che la prevenzione della minaccia (ad esempio della possibi-
lità che veterani del conflitto siro-iracheno possano viaggiare liberamente
approfittando dell’assenza di frontiere nell’area Schengen) non è ancora del
tutto efficace.

      In un contesto mondiale in cui i terroristi possono approfittare delle
opportunità offerte dalla globalizzazione, viaggiando per i continenti in poche
ore, lo scambio d’informazioni tra Stati è intralciato da frontiere nazionali che
ne rallentano il flusso.

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