Page 19 - Rassegna 3-2016
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IL RUOLO DELL’ARMA NEL CONTRASTO AL TERRORISMO: IL RAGGRUPPAMENTO
                                      OPERATIVO SPECIALE CARABINIERI

sul “metodo anticrimine” applicato sino ad allora con successo contro le orga-
nizzazioni terroristiche negli anni ’70 e ’80 e contro le organizzazioni mafiose,
teso ad identificare i terroristi esclusivamente attraverso il tracciamento dei loro
legami, sarebbe stato insufficiente per prevenire attentato come quello com-
messo da Mohamed Game.

      Era invece necessario adottare un nuovo approccio, per individuare i ter-
roristi homegrown prima che fossero in grado di colpire, ovvero durante il
cosiddetto “percorso di radicalizzazione”. La comprensione di questo processo,
chiamato “radicalizzazione violenta”, è diventata da allora per tutti gli investi-
gatori del mondo una questione assolutamente cruciale, per combattere il ter-
rorismo homegrown.

5. L’indagine “Jweb”

      Nel quadro di questo cambiamento di strategia, il R.O.S. lanciò nel 2009 il
progetto “Jweb”, che poggiava sul riconosciuto ruolo fondamentale assunto dal
web nell’ambito dei processi di radicalizzazione. Dopo il 2001, per far fronte
alla limitata libertà d’azione nel mondo reale, al-Qaida aveva infatti spostato
gradualmente la propria attività di reclutamento verso Internet, nei forum ad
essa affiliati, dove proprio la propaganda aveva un ruolo determinante nei pro-
cessi di radicalizzazione. Ciò avvenne, infatti, anche per Mohammed Game, che
prima di attuare il suo attentato aveva trascorso giorni e notti visitando siti lega-
ti ad al-Qaida, scaricando e consultando materiale di propaganda.

      Il progetto “Jweb” era quindi scaturito dalla considerazione che le attività
di selezione, istruzione e reclutamento, che in passato avvenivano in spazi fisici,
si erano spostate su Internet e che quindi sarebbe stato possibile identificare i
futuri terroristi monitorando le loro attività virtuali. Il progetto rappresentava
al tempo stesso un banco di prova ed una manovra investigativa, ma non solo:
era anche un laboratorio, nello spirito originario che aveva animato il primo
Nucleo del Generale dalla Chiesa, per comprendere l’evoluzione del fenomeno
e sviluppare nuovi strumenti investigativi, aggiornando il “metodo anticrimine”
alle nuove realtà del terrorismo.

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