Page 15 - Rassegna 3-2016
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IL RUOLO DELL’ARMA NEL CONTRASTO AL TERRORISMO: IL RAGGRUPPAMENTO
                                      OPERATIVO SPECIALE CARABINIERI

vità di sostegno alla lotta armata condotta in quegli anni in Algeria dai militanti
del GIA e dell’AIS (Esercito Islamico di Salvezza). Vennero, in particolare, evi-
denziate le modalità di acquisizione, occultamento e trasporto di armi e docu-
menti necessari ai gruppi armati clandestini algerini.

      Dalla metà degli anni ’90, si registrò una graduale evoluzione dell’agenda
politica di queste cellule in senso più globale, soprattutto a causa del conflitto
inter-etnico in Bosnia - Erzegovina. Una progressiva globalizzazione che le
indusse a entrare in contatto con un’organizzazione allora pressoché sconosciu-
ta e che aveva un programma molto più ambizioso. L’obiettivo non erano più i
governi del nord Africa, ma l’Occidente: al-Qaida.

      Tra il 1999 ed il 2001, anche nel nostro Paese andarono attivandosi cellule
di militanti addestrati nei campi di al-Qaida in Afghanistan. Le attività investi-
gative evidenziarono l’esistenza di collegamenti tra le cellule attive in Italia e
analoghe formazioni presenti in altri Stati europei, nonché con i vertici di al-
Qaida. Pur mantenendo la propria autonomia, le formazioni “nazionalistiche”
in Europa cominciarono ad adottare l’ideologia e il programma terroristico glo-
bale dell’organizzazione di Bin Laden.

      In seguito agli attentati del World Trade Center, emerse una strategia con-
notata da elevatissima capacità offensiva e dal ricorso all’azione suicida, anche
al di fuori dalle tradizionali aree di crisi, rendendo palese l’esposizione di tutto
l’Occidente al terrorismo.

      Solo in quel momento ci si rese veramente conto della minaccia che questi
gruppi rappresentavano, non solo per i Paesi musulmani, ma anche per gli Stati
Uniti e per l’Europa, dove cominciò una serrata caccia, in un conto alla rovescia
per prevenire il prossimo “11 settembre”.

      Grazie alle conoscenze maturate nella seconda metà degli anni ’90, l’Italia
partì in vantaggio rispetto ad altri Paesi, individuando presto basi e cellule col-
legate ad al-Qaida, soprattutto a Milano, dove l’Istituto Culturale Islamico
(I.C.I.) di viale Jenner era divenuto, dai tempi della guerra in Bosnia, il centro di
gravità per queste formazioni.

      Le diverse operazioni condotte contro le cellule europee consentirono di
disarticolare la rete che faceva riferimento all’I.C.I., recidendo i contatti con i
vertici dell’organizzazione in Afghanistan.

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