Page 11 - Rassegna 3-2016
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IL RUOLO DELL’ARMA NEL CONTRASTO AL TERRORISMO: IL RAGGRUPPAMENTO
                                      OPERATIVO SPECIALE CARABINIERI

Genova, Torino, Padova, Bologna, Bari, Firenze, Catania, Catanzaro e Brescia
coordinate a livello centrale dal Comando Generale dell’Arma.

      La geniale ed innovativa intuizione del Generale dalla Chiesa si fondava
sulla constatazione della necessità di colmare il gap di asimmetria, agendo su
diversi piani:

      - strategico: secondo il quale l’obiettivo del contrasto al terrorismo non
doveva intendersi quello di neutralizzare singoli aderenti, facilmente rimpiazza-
bili, ma di disarticolare l’intera struttura, azzerando ogni capacità di auto rige-
nerazione. Una filosofia investigativa senz’altro innovativa, basata sull’approc-
cio sistemico piuttosto che incentrato su singoli episodi criminosi. Venne pre-
visto, inoltre, la possibilità di differire il conseguimento di alcuni risultati inve-
stigativi, anche di rilevante portata, per raggiungere l’obiettivo strategico: quello
di disarticolare l’intera struttura eversiva;

      - informativo: per implementare questa strategia era necessario conseguire
nei confronti delle organizzazioni terroristiche una vera e propria superiorità
informativa. Le istituzioni e gli organismi di contrasto dello Stato, in particolare,
dovevano elaborare le loro procedure sulla base di una profonda comprensione
dell’avversario. Ciò si poteva ottenere solo con una conoscenza esaustiva della
struttura dell’organizzazione terroristica: delle sue procedure, dei canali di
comunicazione, delle fonti di finanziamento, delle modalità di reclutamento e
degli ambienti di riferimento;

      - metodologico: la necessità di conseguire la supremazia informativa impo-
neva di sviluppare un vero e proprio metodo investigativo. Le organizzazioni
terroristiche operavano in maniera clandestina, strutturandosi in cellule com-
partimentate. Adottavano, inoltre, procedure di sicurezza (ad esempio nelle
comunicazioni), in grado di ostacolare fortemente il controllo degli investigato-
ri. Era, quindi, indispensabile che i metodi d’indagine fossero in grado di pene-
trare la sfera di segretezza e clandestinità. Vennero, perciò, affinati taluni stru-
menti investigativi, quali i pedinamenti e le intercettazioni (l’acronimo O.C.P.
utilizzato nella catena anticrimine indica l’osservazione, il controllo e il pedina-
mento) per consentire di identificare i membri delle organizzazioni terroristi-
che, identificare i loro contatti, risalendo fino ai vertici. Questi strumenti furono
nel tempo consolidati nel cosiddetto “metodo anticrimine”;

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