Page 10 - Rassegna 3-2016
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IL TERRORISMO NELLO SCENARIO MONDIALE
nostre stazioni di Genova, su sua reiterata specifica richiesta del “Nucleo
Scintilla”. Trovò, infatti, la morte in un conflitto a fuoco, a Robbiano di
Mediglia (MI), nelle fasi della cattura di altri terroristi, tra cui il brigatista
Roberto Ognibene.
La lotta al terrorismo di quegli anni, accanto agli uomini del Generale dalla
Chiesa, vide anche in prima linea l’organizzazione territoriale dell’Arma: uno
sforzo corale quello profuso dai Carabinieri. Era il 5 giugno del 1975 quando la
contrapposizione Stato - terrorismo si fece ancora una volta sanguinosa battaglia
sul terreno. Il giorno prima era stato rapito l’industriale Vittorino Gancia ed il
tenente Umberto Rocca(3), comandante della compagnia di Acqui, pensò di per-
lustrare le vicine colline di Arzello di Melazzo (AL). Giunto, assieme al coman-
dante della Stazione e due graduati nei pressi di una cascina, obiettivo noto per-
ché segnalato come ritrovo di persone sospette, il giovane ufficiale decise di con-
trollare l’immobile. L’epilogo fu drammatico: Gancia venne liberato dopo un
violentissimo conflitto a fuoco, durante il quale i brigatisti lanciarono addirittura
bombe a mano contro i carabinieri prima di arrendersi. L’appuntato D’Alfonso
morì in seguito alle gravi ferite, mentre il tenente Rocca, preso in pieno, perse un
braccio e l’occhio sinistro. Ferite più lievi subì il maresciallo Cattafi.
Dopo i primi successi, colti tra il luglio 1975 ed il 1977, il Nucleo Speciale
di polizia giudiziaria venne soppresso mentre furono istituite Sezioni Speciali
Anticrimine nell’ambito dei Comandi Territoriali di Milano, Roma, Napoli,
(3) - Questa la motivazione con la quale l’ufficiale fu insignito della Medaglia d’Oro al Valor
Militare: Comandante in sede vacante di compagnia distaccata, organizzava e capeggiava, reiterati, rischiosi
servizi per individuare il luogo di detenzione di noto industriale, sequestrato a scopo di estorsione in provincia
limitrofa. Pervenuto, con tre suoi dipendenti, a un casolare isolato, e acquisita la certezza della presenza di
malfattori e il sospetto di quella del rapito, dopo aver disposto i propri uomini in posizioni defilate, decideva
di passare immediatamente all’azione, onde sfruttare la sorpresa, per impedire ai delinquenti di nuocere
all’ostaggio eventualmente presente. Benché nella improvvisa reazione fosse stata colpito in pieno da bomba a
mano, che esplodendo gli amputava un broccio e lo rendeva cieco di un occhio, esortava il sottufficiale accorso
per recargli aiuto, a proseguire decisamente l’operazione, che dopo protratto e violento conflitto a fuoco, si con-
cludeva con l’uccisione di uno dei banditi – appartenente a pericolosissima organizzazione eversiva armata –
e con la liberazione dell’ostaggio incolume. Sottoposto a prolungati e dolorosi interventi chirurgici, si imponeva
all’ammirazione dei sanitari per stoicismo ed eccezionale forza morale, non cessando un istante dal manifestare
la preoccupazione per i “suoi” uomini rimasti feriti, nonché il rammarico che le mutilazioni subite non gli con-
sentissero di servire oltre nell’Arma. Fulgido esempio di elette virtù militari ed eroica purissima fede. Arzello
di Melazzo (AL), 5 giugno 1975.
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