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DA’ISH TRA PROPAGANDA E GUERRA DI INFORMAZIONE.
UN’ANALISI DELLE STRATEGIE COMUNICATIVE DEI TERRORISMI NEL XXI SECOLO
tre infatti la nona edizione di Dabiq del maggio 2015 pubblicava un articolo
redatto da Cantlie ed intitolato “La tempesta perfetta”, incentrato sulla possibilità
di un attacco nucleare, la componente terroristica mista facente capo al noto
Abaaoud Abdelhamid stava contestualmente organizzandosi nel senso; lo
dimostra ampiamente il video sequestrato il 30 novembre dalla polizia belga,
durante una perquisizione eseguita all’interno dell’abitazione di un soggetto col-
legato all’ex latitante Salah Abdeslam ed arrestato quale responabile della cellula
di Molenbeek che aveva fornito il supporto logistico agli attentatori di parigi.
nel video hi-tech sono state archiviate informaticamente una decina di ore di
attività di osservazione svolte dai terroristi in direzione dell’abitazione del diret-
tore del programma di ricerca e sviluppo nucleare belga del Centro Studi di
Mol. l’attendibilità della videoregistrazione è peraltro confermata dalla decisio-
ne, assunta dalle autorità belghe nei primi giorni del mese di marzo 2016, di
proteggere il predetto Centro con l’impiego di 140 militari in funzione di sor-
veglianza.
giova per ultimo richiamare l’attenzione sulla definizione dei prossimi
obiettivi da colpire negli Stati Uniti, in Canada, in gran Bretagna ed in
Australia, nella sezione di Dabiq 14 intitolata “Kill the Imams of Kufr in the West”,
come evidenziato nel precedente paragrafo III.2.5.2: l’elenco di 22 Imams
musulmani complessivamente individuati suggerisce infatti la possibilità che
l’esortazione a colpire obiettivi analoghi possa essere estesa anche al contesto
europeo e ripresa per esempio nella prossima edizione della rivista Dar al-Islam
o comunque raccolta da autonome componenti jihadiste locali, come accaduto
in Bangladesh in danno di blogger ed esponenti moderati della cultura islamica.
d. Problematiche inerenti la gestione dell’informazione
nonostante il tema centrale del presente elaborato non sia l’analisi della
gestione della comunicazione attraverso i media, bensì lo studio della macchina
della propaganda di Dā‘ish, lo stato di emergenza che scaturisce da “una lacera-
zione sconvolgente ed imprevista della ripetitività sociale, come quella determinata da un atto
terroristico”, impone necessariamente una riflessione sulla necessità di individua-
re le modalità più adeguate per “razionalizzare l’onda emotiva, restringendo e delimi-
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