Page 173 - Rassegna 3-2016
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DA’ISH TRA PROPAGANDA E GUERRA DI INFORMAZIONE.
UN’ANALISI DELLE STRATEGIE COMUNICATIVE DEI TERRORISMI NEL XXI SECOLO

passare all’azione suggerisce la co-esistenza di diversi livelli di lettura possibili
per diversi livelli di lettore possibili della produzione editoriale di Dā‘ish. I
contenuti dell’ottava edizione di Dar al-Islam si prestano in modo particolare
a confermare l’ipotesi dell’esistenza di almeno tre livelli di comunicazione:
vale a dire, un livello della disseminazione del messaggio pragmatico e tecni-
co-operativo, di agevole comprensione e funzionale all’individuazione dei
prossimi traguardi tattici intermedi, più o meno articolati; del proselitismo,
estrinsecato attraverso la celebrazione dei martiri e delle loro gesta in un’ottica
di potenziamento dell’appeal ottenibile tra i potenziali jihadisti; infine, dell’ap-
proccio dottrinale, per educare la Umma e, in particolare, la comunità musul-
mana in francia e negli altri paesi europei, giustificando il terrorismo sotto il
profilo idelogico-religioso attraverso una lettura letterale ed unilaterale del
Corano e della Sunna, di cui Dā‘ish pretende di essere l’unico interprete
autentico.

      la richiamata celebrazione della magnificenza eroica dei cosiddetti leoni del
Califfato, responsabili degli attacchi del 13 novembre, insieme con l’indicazione,
sintetica, quasi nascosta, del Front National quale possibile obiettivo futuro, si tro-
vano infatti entrambe all’interno del richiamato Dossier definito esclusivo dalla
stessa redazione di Dar al-Islam 8 - la Sezione dedicata e presentata addirittura a
puntate - che avrebbe in verità fatto presagire contenuti più ricchi e davvero
esclusivi sul piano dell’azione militare, se non altro per sottolineare la paternità
dell’azione terroistica. Sennonché, buona parte del Dossier è occupata dal com-
mento di innumerevoli hadith, evidentemente non diretti ad una schiera di desti-
natari incolti come i barbari autori della strage di parigi, bensì a giustificare, con-
futare, interpretare, nel tentativo di sviluppare una contro-contro-informazione
che scongiuri il plagio della comunità musulmana da parte di improvvisati e laici
esperti coranici, neppure conoscitori della lingua araba, ingaggiati da una socie-
tà altrettanto laica che non può arrogarsi il diritto di fornire l’interpretazione
autentica della tradizione culturale e religiosa islamica.

      la promessa di esclusività è quindi ancora una volta un escamotage efficace
per attrarre anche il lettore colto, coagulando intorno agli aspetti dottrinali più
sofisticati l’interesse della comunità islamica per sottolineare come soltanto
Dā‘ish abbia le carte in regola per parlare autenticamente di Islam.

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