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DA’ISH TRA PROPAGANDA E GUERRA DI INFORMAZIONE.
UN’ANALISI DELLE STRATEGIE COMUNICATIVE DEI TERRORISMI NEL XXI SECOLO
Si conclude infine osservando come la popolazione francese non sia sol-
tanto vittima di Islamic State, ma anche della politica e della propaganda del pro-
prio governo.
la redazione di Dar al-Islam dedica poi una intera sezione (pagg. 6-41) ad
un Dossier esclusivo ove vengono commentati diversi hadith scelti per giustificare
l’azione terroristica del 13 novembre, accreditare l’ideologia di Dā‘ish come
unica ortodossia e confutare le critiche provenienti dal mondo musulmano e dal
pensiero occidentale. giocando sulle parole, la prima pagina si riferisce all’azio-
ne terroristica del 13 novembre riprendendo nel titolo “13 Novembre 2015, Paris
e Saint Denis, attentats sur la voie publique”, seguita da una compendiosa analisi inti-
tolata “Attentats sur la voie prophétique (1ère partie)”(pagg. 7-38). viene osservato, in
particolare, come ogni qualvolta Dā‘ish guida un attacco contro i miscredenti -
tanto in un paese musulmano quanto in uno occidentale - schiere di leader reli-
giosi e politici, nonchè di esperti analisti sostengono l’estraneità di queste azioni
rispetto all’Islam, dimostrando una sostanziale illogicità ed incoerenza se si con-
sidera che sono gli stessi a propugnare la riforma dell’Islam per renderlo per-
fettamente adeguato al modello repubblicano.
non si discosterebbero da questa linea, neppure i commenti ai fatti del 13
novembre, infatti: gli esponenti politici si sarebbero preoccupati che l’opinione
pubblica non confonda i musulmani con i terroristi, raccomandando ai primi di
condannare fermamente gli altri; i rappresentanti della comunità musulmana in
francia continuano a ribadire che l’Islam sarebbe estraneo al compimento di
tali barbarie, sollecitando al tempo stesso una nuova lettura interpretativa e
chiarificatrice del Corano; infine, i cosiddetti studiosi islamici individuano
l’Islam come un pretesto per giustificare il terrorismo a prescindere dalla reli-
gione, sostenendo al tempo stesso però che il terrorismo islamico è un ramo
dell’Islam. Si tratterebbe insomma di “una sfilata di ignoranti, ipocriti ed esperti che
non parlano la lingua araba (interessati soltanto a vendere libri sullo Stato Islamico), in suc-
cessione per fare allo Stato Islamico una predica sull’illegittimità dei suoi attacchi contro
l’Islam”(207), aggiungendo che “nessuno avrebbe il coraggio di accettare che un non credente
infedele, che non ha forse mai tenuto in mano un Corano, possa venire a dare lezioni sulla
propria religione”.
(207) - Trad. it dello scrivente.
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