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DA’ISH TRA PROPAGANDA E GUERRA DI INFORMAZIONE.
UN’ANALISI DELLE STRATEGIE COMUNICATIVE DEI TERRORISMI NEL XXI SECOLO

vigilanza sui prezzi dei prodotti commercializzati al dettaglio, servizi ospedalieri
e farmaceutici disponibili, interventi ambulatoriali e complesse operazioni chi-
rurgiche. Infine, uno spazio dedicato alla promozione di nasheed (canti tradizio-
nali), proposti con sottotitoli in diverse lingue europee, ed alla presentazione di
una nuova stazione radio. Insomma, una cornice normale per una vita normale
per incoraggiare l’egira. Si volta pagina invece con l’articolo redatto da Cantlie
ed intitolato “La tempesta perfetta”,incentratto sulla possibilità di un attacco
nucleare.

      Seppur remoto e residuale, come ritenuto dallo stesso Cantlie, data
anche la complessità delle relative modalità organizzative, l’intrinseca minac-
cia viene tuttavia avvalorata dalla competenza palesata, che sfruttando le
diverse vulnerabilità del sistema potrebbe consentire l’approvvigionamento
dei materiali nucleari in pakistan ed il relativo trasferimento, attraverso libia
e nigeria, nei paesi europei, avvalendosi dei circuiti del traffico della cocaina
colombiana.

      Si tratta evidentemente di un colpo sferrato all’immaginario collettivo,
secondo i canoni di una guerra psicologica sempre più destabilizzante, condotta
su basi piuttosto concrete: basti pensare, infatti, che proprio a quel periodo risa-
lirebbero le videoregistrazioni relative alle attività di ossevazione svolte dai ter-
roristi in direzione dell’abitazione del direttore del programma di ricerca e svi-
luppo nucleare belga del Centro Studi di Mol, come si approfondirà nel succes-
sivo capitolo v.

      Il 13 luglio 2015, esce il decimo numero della rivista, “The Law of Allah or
the Laws of Men” (la legge di Dio o le leggi degli uomini), ove il Califfato mira
ulteriormente ad accreditarsi come unico referente e guida affidabile per
l’Islam. la polemica con le altre organizzazioni jihadiste prosegue e risulta ben
espressa dalla chiamata alle armi per difendere l’unico Stato ove la vita sociale
è oggi disciplinata dalla legge di Allah ed i mujaheddin che affluiscono nelle sue
fila sono “pronti a sacrificare le loro vite e ogni cosa cara per mantenere alte le parole di
Allah e travolgere democrazia e nazionalismi”. Diversamente, le organizzazioni jiha-
diste concorrenti sono pronte a sacrificare i principi della religione per combat-
tere contro lo Stato Islamico “in difesa dei propri nazionalismi rivestiti di una sottile
patina di ‘Shari’ah’”.

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