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DA’ISH TRA PROPAGANDA E GUERRA DI INFORMAZIONE.
UN’ANALISI DELLE STRATEGIE COMUNICATIVE DEI TERRORISMI NEL XXI SECOLO

la hijrah (migrazione, n.d.r.) verso lo Stato islamico, da qualsiasi luogo ci si trovi”, tra-
sferendosi “da dar al-kufr (la terra controllata dagli infedeli, n.d.r.)” verso“dar al-
Islam (la terra sotto il controllo islamico, n.d.r.)”. Ma se nella prima edizione, la
visione manichea del mondo vedeva un “territorio dei musulmani e dei mujahidin
ovunque e il campo degli ebrei, dei crociati, dei loro alleati e con questi il resto delle nazioni
e le religioni di miscredenti (…) guidati da America e Russia e mobilitati dagli ebrei” ora,
alla rigidità dottrinale, si aggiunge anche una certa dose di pragmatismo, con-
templando la possibilità che l’egira non sia attuabile per tutti. Senza quindi
opportunamente rinunciare a coltivare preziose cellule in seno alla società occi-
dentale, si sostiene che chi non sia in grado di unirsi a Dā‘ish ha il dovere di
organizzare “il pagamento della bay’at (pegno di fedeltà, ndr.) al Califfo”, raccoman-
dando di bonificare anonimamente gli emolumenti per eludere gli eventuali
controlli di polizia(163).

      e l’autofinanziamento è un argomento così pregnante da riconoscere
come non tutti i musulmani vogliano contribuirvi(164).

      Il problema del nemico vicino viene posto invece in modo relativamente sbri-
gativo ed a proposito del conflitto di gaza si forniscono rassicurazioni del tipo
“è solo questione di tempo e saper aspettare che lo Stato islamico raggiunga la Palestina per
combattere gli ebrei barbari”. A proposito di Jabhat al nusra, si lascia infine aperta
la possibilità che un arbitrato religioso possa risolvere il contrasto, più strategico
che ideologico. Sviluppando il medesimo tema, il terzo numero, “The Call of
Hijrah” (la chiamata al viaggio), esce il 10 settembre ed è una sorta di chiamata
alle armi, ove i musulmani di tutto il mondo vengono esortati a rompere con
gli equilibri locali delle rispettive esistenze, lasciando la terra degli infedeli per
raggiungere quella promessa della grande Siria, così come il profeta Muhammad
abbandonò la Mecca per recarsi a Medina nel 622 d.C., riportando un commen-
to sarcastico sulla storia raccontata dai vincitori: “(...) se un mujahidin uccide un
uomo con un coltello, si tratta di una barbara uccisione dell’innocente. Ma se gli americani
uccidono migliaia di famiglie musulmane in tutto il mondo lanciando un missile, si tratta sem-

(163) - Cfr.: Se vivete in uno stato di polizia che possa arrestarvi per la raccolta della bay’at, utilizzate ogni mezzo
        anonimo per trasferirla.

(164) - Cfr.: (…) voglia Allah che la sola vostra intenzione e la sola convinzione che lo Stato islamico è il Califfato
        per tutti i musulmani sia sufficiente ...

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