Page 111 - Rassegna 3-2016
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DA’ISH TRA PROPAGANDA E GUERRA DI INFORMAZIONE.
UN’ANALISI DELLE STRATEGIE COMUNICATIVE DEI TERRORISMI NEL XXI SECOLO
Al tempo stesso, grazie agli appelli rivolti dagli stessi mujaheddin, i mujatweets dif-
fondono l’idea che, una volta dentro lo Stato islamico, confini, status socio-econo-
mico, barriere linguistiche scompaiono, tutti accomunati nell’Ummah e sotto un’uni-
ca bandiera, quella del Califfato. Uno straniero convertito è infatti un comunicatore
prezioso, come il caso Cantlie lo ha dimostrato, il cui potere di persuasione e con-
vincimento risulta accresciuto esponenzialmente dalla scelta radicale di votarsi al
jihad. grazie alla professionalità acquisita nel settore da Dā‘ish, è possibile ottenere
un focus costante sui testimonial e sfruttarne a piene mani l’appeal; in un mujatweet, un
mujaheddin tedesco visita i malati ricoverati in uno dei reparti ospedalieri del
Califfato, mentre dal suo sguardo traspare l’orgoglio, l’umanità, il senso cavalleresco
con i quali si avrebbe la pretesa di sedurre i destinatari della narrativa.
la guerra viene condotta, infatti, anche contro l’Islam moderato, oltre che
l’occidente ed i nemici vicini allo scopo di riunire tutti i musulmani sotto la ban-
diera dell’Ummah. l’altro, il diverso, viene descritto per il suo potenziale minac-
cioso e sottolineare ulteriormente l’imprescindibile bisogno di comunione tra
“veri credenti”.
la tecnica di ripresa utilizzata dai cameramen, che adottano la prospettiva
dell’ascoltatore guardando la realtà con i suoi occhi per mostrare il vero Stato
Islamico, non a caso è quella del selfie, fatta di riprese istantanee per essere più
realistiche. le webcam sono puntate verso di sé e richiamano un fenomeno tipi-
camente occidentale e narcisistico, preponderante nella generazione dei cosid-
detti millenials, gli utenti più giovani dei social media: fotocamere traballanti, pro-
prie di chi sta camminando e non possiede un sopporto; angolature dall’alto
verso il basso per riprendere i bambini, dal basso verso l’alto per riprendere gli
adulti, agevolando lo spettatore in una progressiva e coinvolgente immersione
nella dimensione propagandata, proprio come se ne facesse già parte. Questa
tattica si propone di attirare gli spettatori, nella considerazione che non neces-
sariamente si deve ricorrere ad argomenti razionali per convincere che le azioni
del Califfato perseguono una causa superiore ed il“ritorno” dello Stato Islamico
costituisce il compimento della volontà di Dio: sottolineando gli aspetti positivi
e sottacendo quelli negativi, attraverso la manipolazione dei simboli, viene quin-
di prospettata una vita di felicità e abbondanza nello Stato Islamico, ove sem-
brano passare inosservate le rare inquadrature di kalashnikov.
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