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DoTTRINA




                  Gli innumerevoli racconti di “schiavitù” resi negli ultimi dieci anni, lascia-
             no riflettere sulle arretratezze culturali e sulle menomazioni sociali del XXI sec.,
             sacrificando le aspettative di progresso delle generazioni attuali e di quelle future .
                                                                                       1
                  La natura prismatica del fenomeno in parola offre l’opportunità di riflettere
             sugli innumerevoli risvolti giuridici che ne sono correlati e sulle criticità norma-
             tive che non ne consentono il facile superamento .
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                  Preliminarmente, è opportuno delimitare il campo di indagine, muovendo
             dall’evidenza per cui l’economia del nostro Paese si regga su attività differenti da
             quelle agricole, che contribuiscono al reddito e al mercato occupazionale nazio-
             nale in misura relativamente ridotta. Le ragioni di questo trend depressivo riguar-
             dante l’agricoltura - accelerato dall’avvento della quarta rivoluzione industriale -
             risiedono, in parte, nel carente fascino attrattivo che l’agricoltura esercita sulle
             fasce giovanili e, in altra parte, nella scarsa rimuneratività del settore .
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                  Non a caso, la dottrina in materia di lavoro evidenzia da tempo, con fermez-
             za, che l’agricoltura, come l’ambito selvicolturale, rappresentino oggi un mero
             serbatoio di forza lavoro destinata a essere ceduta ad altri contesti professionali.
             A ciò si aggiunga che negli ultimi anni, il lavoro agricolo ha subito i mutamenti
             degli equilibri occupazionali generali, oltre agli effetti delle più evolute  filiere
             agro-alimentari e dell’agricoltura multifunzionale, rappresentativa di una nuova
             frontiera economica.
                  In questo scenario, l’occupazione agreste si caratterizza da sempre per la pre-
             valenza di rapporti irregolari e instabili, giacché istaurati sul presupposto della
             stagionalità, problema assai noto agli esperti del settore.
                  Le aziende italiane, e non solo, necessitano di adeguare le risorse umane
             impiegate agli effettivi risultati produttivi raggiunti annualmente, dando così
             luogo a integrazioni o riduzioni in base all’andamento degli affari e alla ciclicità


             1  Si consiglia, in merito, sul piano divulgativo A. Leogrande, Uomini e caporali. Viaggio tra i
               nuovi schiavi nelle campagne del Sud, milano, 2016; C. Emili, La scimmia e il caporale, Roma,
               2019.
             2  In merito, m. D’onghia, C. De martino, Gli strumenti giuslavoristici di contrasto allo sfrutta-
               mento del lavoro in agricoltura nella legge n. 199 del 2016: ancora timide risposte a un fenomeno
               molto più complesso, in WP .IT - 352/2018, parlano di timide soluzioni a un problema complesso.
               A. Leogrande, Uomini e caporali. Viaggio tra i nuovi schiavi nelle campagne del Sud, milano,
               2008; E. Rigo (a cura di), Leggi, migranti e caporali. Prospettive critiche e di ricerca sullo sfrutta-
               mento del lavoro in agricoltura, Pisa, 2015; S. Liberti,  La ragion d’essere del “caporalato”, in
               Parole-chiave, 2017, n. 2 pp. 119-125.
             3  Si assiste, inoltre, a un “fisiologico ritiro delle fasce di età più avanzate, senza che si realizzi un
               ricambio generazionale”, come osservano m. D’onghia, C. de martino, Gli strumenti giuslavori-
               stici di contrasto allo sfruttamento del lavoro in agricoltura nella legge n. 199 del 2016: ancora
               timide risposte a un fenomeno molto più complesso, in WP .IT - 352/2018, p. 8.

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