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I CARABINIERI DEL 1944 - LE RESISTENZE AL REGIME COLLABORAZIONISTA
perorando la causa degl’italiani perché rappresentante l’unica Autorità rimasta a
tutela delle leggi e dell’ordine, ottenne di farseli mettere a sua disposizione e riu-
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scì, dopo tre giorni, a liberarli e ad evitar loro la deportazione” . Il 16 ottobre
l’ufficiale, dopo che i tedeschi con la complicità del “tristo figuro della P.A.I., a
nome Vinale Alberto, sottotenente” avevano circondato in armi la tenenza con
l’intento di catturare i Carabinieri presenti, Vaccaro riuscì a intavolare trattative
segnalando che “i Carabinieri non dovevano più considerarsi combattenti per-
ché esercitavano solo funzioni di polizia e perciò erano pronti ad arrendersi
solo con le armi in pugno e non diversamente. Tutto il popolo di Chiusi non
potè non ammirare il nostro coraggio e non si accorse - ad eccezione di pochi
- che per imposizione dei tedeschi, approvata dai nostri superiori, noi dovemmo
toglierci gli alamari. (Li feci rimettere dopo sei giorni, quando cioè fu chiarito
dal Prefetto Chiurco che gli autori erano degli irresponsabili che agivano di pro-
pria iniziativa”. Una situazione molto complessa che fu superata, almeno in
quella zona, anche dal passaggio del generale Archimede Mischi diretto a Roma
dopo un rapporto che egli tenne a Firenze. Anche Mischi negoziò con i tede-
schi per chiarire la situazione. L’ufficiale intervenne a favore di alcuni cittadini
arrestati dai tedeschi e poi fattisi consegnare per presunti reati che furono poi
rimessi in libertà. Ancora intervenne nel gennaio 1944 a favore della popolazio-
ne di Chiusi accusata ingiustamente del furto di due fusti di benzina dal depo-
sito tedesco, riuscendo poi a dimostrare che gli “autori erano gli stessi soldati
tedeschi che avevano denunziato il fatto e che erano venuti nel mio ufficio con
la loro spavalderia chiedendo gravi provvedimenti, fucilazioni comprese, contro
gl’italiani”. Fu messo al corrente anche l’ufficiale responsabile di quei soldati
attraverso il quale fu poi possibile revocare il coprifuoco e altri ordini che il pre-
fetto aveva pubblicamente comunicato. Forse la fase più complessa che dovette
gestire il sottotenente Vaccaro fu quella del movimento del fronte. Infatti già il
10 giugno i tedeschi catturarono 3 partigiani armati, tra cui un Carabiniere di
Valdagno, consegnati al comandante della stazione di Chiusi, Vaccaro riuscì a
farli fuggire il 13, il giorno precedente la fucilazione. Nel frattempo, “fu gioco
forza allontanare tutti i carabinieri, data la presenza in luogo di molti tedeschi
che aumentavano come una valanga a causa della loro ritirata perché il fronte
era non molto distanza da Chiusi”. Su questo aspetto, la conferma si trova nel
telegramma del capo della provincia di Siena al Ministero dell’Interno in cui
affermava anche che erano state “assaltate caserme GNR, assassinati fascisti;
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Defezione totalitaria ex Carabinieri” .
10 ASACC, D125.2, relazione del sottotenente in congedo Antonio Vaccaro cit.
11 La situazione nell’area è descritta in maniera puntuale in Rosalia Manno, Le bande Simar dal
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