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ITALIA 1943-1945: SI SFASCIÒ LO STATO, NON MORÌ LA PATRIA




                    Fra i trucidati nelle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944 vi furono dodici
               carabinieri, ufficiali, sottufficiali e appuntati, arrestati nel corso delle loro ope-
               razioni clandestine. Anche il generale Caruso fu arrestato il 25 maggio 1944 e
               torturato nella prigione delle SS in via Tasso, ma riuscì a fuggire all’arrivo degli
               Alleati.
                    Le tragiche vicende dell’Arma, dopo l’8 settembre fino alla Liberazione,
               possono essere rievocate, emblematicamente, attraverso il rapporto inviato al
               Comando generale dell’Arma dei Carabinieri, Ufficio inchieste, il 9 luglio 1945
               dal comandante della Legione Territoriale dei CC.RR di Padova, il colonnello
               Giuseppe De Vita .
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                    Alla notizia dell’armistizio, esordiva il colonnello, si ebbero pubbliche manife-
               stazioni di giubilo ma accompagnate immediatamente, specie nell’ambiente mili-
               tare, da dubbi e perplessità derivanti soprattutto dall’incognita che nel frangente rap-
               presentava l’atteggiamento della Germania: incognita che non tardò - con l’evolversi della
               situazione, di ora in ora più densa di sinistre prospettive - a rivelarsi nella più tragica real-
               tà. Infatti, già il giorno successivo all’annuncio dell’armistizio, in molte città le
               truppe tedesche iniziarono a disarmare ufficiali e soldati italiani, e la notizia,
               diffondendosi fra i reparti di truppe, ne determinò fin da quel momento lo sfacelo.
               A Padova, una colonna tedesca entrata nella città, ottenne una rapida resa dal
               comandante dell’8  Armata Generale Ezio Gariboldi, il quale tuttavia, prima di
                                 a
               essere dichiarato prigioniero, ordinò al comandante della legione carabinieri di
               rimanere e far rimanere ogni dipendente al suo posto, onde il servizio d’ordine e di sicurezza
               della popolazione continuasse ad essere affidato ai carabinieri reali. Che tale fosse il dovere
               dell’Arma - quale organismo di polizia tutelato da norme internazionali - fu idea rapida-
               mente condivisa da tutti, ed in ispecie dal pubblico in genere, che vedeva nel nostro istituto
               l’unica e ultima sua protezione. La permanenza in servizio dei militari dell’Arma
               nei primi giorni dell’occupazione tedesca fu un conforto per la cittadinanza
               quando nelle vie rese momentaneamente deserte dalla gravità dell’ora, risuonarono i passi
               cadenzati delle prime pattuglie di carabinieri. Nel proseguire il suo racconto, il colon-
               nello teneva a precisare che nei primi tempi dell’occupazione tedesca, l’Arma,
               rimasta sola e unica a rappresentare l’Esercito Italiano, ormai liquefatto, poté attendere
               alle sue importanti funzioni istituzionali, che per gli ufficiali tedeschi non sembrava andas-
               sero al di là della polizia giudiziaria e della tutela della pubblica tranquillità.

                    1944, Istituto Poligrafico della Stato, Roma 1949. Sabrina Sgueglia della Marra, Montezemolo e il
                    Fronte  Militare  Clandestino,  Stato  Maggiore  dell’Esercito,  Roma,  Ufficio  Storico,  pp.153  ss.;
                    Riccardo Vommaro, Il generale Filippo Caruso e la sua Organizzazione a Roma nei nove mesi dell’occu-
                    pazione nazi-fascista, in Rassegna dell’Arma dei Carabinieri, luglio-settembre 2020, pp. 185 ss.
               34   ASACC, D120.14, Legione Territoriale di CCRR di Padova. Centro Raccolta, n. 132/5 R.R.
                    Padova, 9 luglio 1945. Oggetto: Vicende della Legione di Padova dall’8 settembre 1943 alla
                    liberazione del territorio da parte delle truppe alleate.

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