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I CARABINIERI DEL 1944 - LE RESISTENZE AL REGIME COLLABORAZIONISTA
marcia di nuovo verso la meta prefissa, con una ferrea volontà. Il sacrificio di lunghi anni non
poteva infatti naufragare nel disonore in una maniera così indecorosa. [...] Dall’abisso in cui
siamo caduti, travolti dalle fulminee vicende, venduti dai traditori, ci siamo levati soprattutto
noi volontari, con tutte le nostre forze [per] riscattare la via dell’onore: e cantiamo novelle
canzoni di guerra, con in cuore la medesima e immutabile fede, e con sulle labbra un solo e
grande nome: ITALIA! Ed è appunto questa sacra parola che deve continuamente restare pre-
sente nell’animo di tutti, che spingerà noi, nuova gioventù guerriera d’Italia, verso la tanto
agognata meta .
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Pur senza mettere in dubbio la spontaneità del patriottismo fra i fascisti
della RSI, gli appelli patriottici del fascismo repubblicano a combattere per la
salvezza dell’unità e della indipendenza della patria erano vistosamente poco
credibili, provenendo da uno Stato privo di effettiva sovranità, che era stato già
mutilato con l’annessione di fatto delle regioni nord-orientali della penisola
dall’Alto Adige a Trieste, e comunque destinato ad essere uno Stato vassallo
della Germania nazista. Inoltre, il partito fascista repubblicano ribadiva con
intransigenza il carattere totalitario del nuovo Stato fascista, riaffermando la
identificazione della nazione col fascismo stesso. Infine, la catarsi patriottica del
fascismo di Salò non implicava alcuna riscoperta della libertà, che era stato a
fondamento del patriottismo risorgimentale. Dalle numerosissime citazioni di
Mazzini, nella pubblicistica della RSI, rimaneva esclusa la visione schiettamente
mazziniana di un’umanità libera di libere nazioni. Anche se il fascismo aveva
rinunciato a identificare la nazione con la propria ideologia, gli aderenti alla RSI
erano comunque convinti di essere soltanto loro i «veri italiani», fedeli alla
patria. Agli antifascisti e ai partigiani non veniva riconosciuta l’appartenenza alla
nazione italiana.
Anche lettere dei partigiani condannati a morte, il motivo patriottico era
frequente, espressione di un sentimento spontaneo che raramente si tingeva di
ideologia, ma più spesso risuonava di accenti risorgimentali e di assonanze con
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lo spirito patriottico della prima guerra mondiale . Molti partigiani dichiarava-
no di offrire la loro vita per l’ideale della Patria più libera e più bella ; per ricostruire
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l’unità italiana e per riportare la nostra Terra ad essere onorata e stimata nel mondo intero .
Muoio senza timore: la causa alla quale mi sacrifico è alta: è quella della Patria», scriveva
un bibliotecario . Amate tanto anche la Patria, questa nostra Patria tanto disgraziata,
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18 Ivi, p. 76.
19 Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana (8 settembre 1943-25 aprile 1945), a cura di
Pietro Malvezzi e Giovanni Pirelli, Milano, Mondadori, 1965.
20 Ivi, p. 27.
21 Ivi, p. 31.
22 Ivi, p. 65.
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