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ITALIA 1943-1945: SI SFASCIÒ LO STATO, NON MORÌ LA PATRIA
fronte al crollo dello Stato nazionale, non avendo previsto quale sarebbe stata,
dopo la resa agli alleati, la sorte dell’Italia disfatta e invasa. Il filosofo passò notti
insonni tormentato dal pensiero che tutto quanto le generazioni italiane avevano da
un secolo in qua costruito politicamente, economicamente e moralmente è distrutto, irrimedia-
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bilmente .
Gli stessi pensieri tormentavano un antifascista della generazione più gio-
vane, il repubblicano Ugo La Malfa: «l’Italia come grande Stato nazionale ereditato dal
Risorgimento è stata distrutta. Non è stata distrutta soltanto un’opera di arricchimento spi-
rituale e materiale, che durava dall’unità, non è stata distrutta soltanto una continuità di vita
piena di promesse e di avvenire, non è stato distrutto un patrimonio materiale, spirituale, arti-
stico, scientifico faticosamente accumulato, non sono stati distrutti soltanto città e villaggi e
industrie, ma sono stati scardinati anche gli elementi primordiali di organizzazione e di vita
d’uno Stato, quelli senza cui non esiste e non può esistere uno Stato, tutte le istituzioni civili,
le istituzioni giudiziarie, le istituzioni militari e di polizia, i servizi tecnici, la burocrazia ».
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Un giovane studente di diciassette anni, Vittorio Bachelet (il futuro giudice
assassinato nel 1980 dalle Brigate Rosse a Roma) visse quelle tragiche giornate
mentre col padre ufficiale dell’esercito, andava in treno dal Veneto verso la capi-
tale: «Lo sfacelo dell’esercito, il dissolvimento dello Stato Maggiore, la fuga del Re, le notizie
contraddittorie che arrivavano in quelle lunghe giornate di treno, e soprattutto quei soldati che
cambiavano d’abiti in piena stazione, e gettavano via dai finestrini tutto ciò che avevano
addosso di militare - berretti, fasce, scarponi, bombe a mano, anche - e davano così, scamiciati,
disordinati, l’assalto ai treni, con un solo desiderio, di essere a casa presto» .
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Il ritorno di Mussolini in Italia, la riorganizzazione del partito fascista, la
instaurazione della Repubblica sociale sotto il controllo germanico, diedero il
colpo mortale allo sfascio dello Stato nazionale, provocando una nuova e più
violenta guerra civile fra fascisti e antifascisti: La costituzione delle Rsi - ha affer-
mato con meditata chiarezza Renzo De Felice - fu infatti alla origine della guerra
civile […] che nel 1943-45, insanguinò le regioni occupate dai tedeschi, divise profondamen-
te gli italiani e scavò solchi d’odio tra loro e condizionò poi massicciamente per decenni la vita
italiana […]. Senza la Rsi la resistenza avrebbe avuto un carattere essenzialmente nazio-
nal-patriottico, di lotta di liberazione contro l’occupante tedesco .
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La guerra civile resa ancora più devastante la guerra fra eserciti stranieri
che imperversavano sulle popolazioni della penisola. «La guerra passa attraverso
l’Italia come l’incendio sulle pinete: che per chi lo vede da lontano sembra sfiorare appena, con
4 Benedetto Croce, Scritti e discorsi politici (1943-1947), vol. I, Roma Bari, Laterza, 1948, p. 216.
5 Ugo La Malfa, Per la rinascita dell’Italia, in Quaderni del partito d’azione, s.l., s.d., p. 4.
6 Vittorio Bachelet, I maestri, i giovani e la storia, in Studium, marzo 1952.
7 Renzo De Felice, Mussolini l’alleato. 1940-1945, vol. II, La guerra civile 1943-1945, Torino,
Einaudi, 1998, p. 69.
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