Page 24 - Numero Speciale 2024-2
P. 24
I CARABINIERI DEL 1944 - LE RESISTENZE AL REGIME COLLABORAZIONISTA
combatterono come nemici professavano tutti la fede nella patria: sia gli italiani
e le italiane che aderirono alla Repubblica sociale, sia gli italiani e le italiane che
aderirono alla Resistenza e al Regno del Sud. La guerra civile fu anche una guer-
ra di simboli e di miti nazionali: fascisti e partigiani si contesero il monopolio
della mitologia nazionale, dal Risorgimento alla Grande Guerra, rievocando
gesta e uomini della lotta per l’unità come un proprio patrimonio, di cui gli uni
contro gli altri pretendevano di essere gli eredi. Dall’una e dall’altra parte, la
propaganda agitò i nomi di Mazzini, Garibaldi, Pisacane, Mameli, i fratelli
Bandiera, esaltando gli episodi eroici del Risorgimento, come la difesa della
Repubblica romana del 1849. Gli antifascisti esaltarono la continuità della
Resistenza come “secondo Risorgimento” e come rivendicazione della vittorio-
sa Grande Guerra, combattuta contro la Germania e l’Austria.
Il patriottismo delle «due Italie» in guerra civile fu però un patriottismo
peculiare di quella tragica situazione, nel quale si mescolarono, da una parte, il
patriottismo storico, retaggio della tradizione risorgimentale, filtrato, per i giovani
cresciuti sotto il regime, anche attraverso il fascismo; e dall’altra, il sentimento
nuovo di un patriottismo spontaneo, esistenziale più che ideologico, sgorgato dal-
l’esperienza vissuta della tragedia della guerra perduta, come una reazione
immediata, quasi istintiva, al sentimento di vergogna e di umiliazione suscitato
dalla catastrofe dell’8 settembre. Questo patriottismo spontaneo, che si manife-
stò nell’uno e nell’altro fronte con sincerità di sentimenti e di convinzioni, fu
concepito come un dovere umano e civile dell’individuo, che assumeva su di sé
la difesa e l’onore della patria, di fronte al crollo dello Stato e alla fuga della clas-
se dirigente, non per mantener fede a una ideologia ma per conservare dignità
di uomo e di cittadino. Mai come in quel giorno, ha scritto Dante Livio Bianco, pro-
motore della lotta partigiana in Piemonte, abbiamo capito cos’è e cosa vuol dire l’onore
militare e la dignità nazionale: quelle parole, che spesso ci eran parse insopportabilmente con-
venzionali e guaste dalla retorica, ora ci svelavano la loro sostanza dolorosamente umana,
attraverso la pena che ci stringeva il cuore e la vergogna che ci bruciava. E fu motivo di più,
13
per gli antifascisti, di passare decisamente all’azione .
Persino i comunisti, che avevano sempre negato il patriottismo nazionale
fino alla Seconda guerra mondiale, furono in prima fila nell’agitare la sacra ban-
diera della guerra per l’indipendenza della nazione, incitando il popolo ad una guerra
«sacra di liberazione nazionale! Guerra per salvare l’indipendenza e l’onore d’Italia!»,
14
come aveva proclamato Togliatti da Mosca il 15 settembre 1943 .
13 Dante Livio Bianco, Guerra partigiana, a cura di Aldo Agosti e Franco Venturi, Torino,
Einaudi, 1954, pp. 7-10.
14 Palmiro Togliatti, Opere, vol. IV, a cura di Franco Andreucci e Paolo Spriano, Roma, Editori
Riuniti, 1979, p. 485.
22