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I CARABINIERI DEL 1944 - LE RESISTENZE AL REGIME COLLABORAZIONISTA



             un filo di fuoco che progredi-
             sce, la cima delle fronde, ma a
             andare a vedere ci si accorge
             che  questo  passaggio  non  ha
             lasciato dietro che cenere. La
             fiamma viene su su, da mare
             a mare, lasciando dietro paesi
             distrutti,  stalle  vuotate,  gra-
             nai incendiati, ferrovie inter-
             rotte, porti sconvolti e pieni di
             navi  affondate:  e  morti  e
             morti.  Anche  politicamente
             l’Italia, tra due eserciti e tra
             due  governi,  è  posta  ad  un
             supplizio  simile  a  quello  di
             un  corpo  dilaniato  da  due
             coppie  di  cavalli  trainati  in
             senso  opposto.  Il  governo
             repubblicano tira verso il nord
             tutti  gli  organi  politici  e
             amministrativi dello Stato; il
             governo  badogliano  li  tira
             verso  sud:  in  questa  tortura
             tutte le istituzioni si disgrega-  Carabinieri in servizio presso la stazione di San Giovanni in Fiore, 1930
                                                   (Fonte: Museo Storico dell’Arma dei Carabinieri)
             no  come  fibre  vive  lacerate.
                                                                       8
             Dopo non rimarrà nulla: solo disiecta membra che imputridiranno» .
                  Così, il giurista Piero Calamandrei descriveva lo smembramento dell’Italia
             in due Stati, ciascuno dei quali proclamava di essere il legittimo rappresentante
             della nazione e il custode dell’onore della patria, accusando l’altro di essere tra-
             ditore e nemico dell’Italia, al servizio degli invasori stranieri. La nazione italiana
             divenne una popolazione di sbandati, martoriati dai combattimenti, dai bom-
             bardamenti, dalla fame. «Dall’alto della piramide, il ‘si salvi chi può’ gettato alla nazione
             naufraga e abbandonata, era la manifestazione più significativa di questo rinnegamento del
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             patriottismo e del senso civile», scrisse Corrado Alvaro .
                  Con accenti di disperazione biblica, in quei giorni di disfacimento dello
             Stato nazionale, il giurista Salvatore Satta ebbe allora la «visione sconsolata di una


             8    Piero Calamandrei, Diario 1939-1945, vol, II, a cura di Giorgio Agosti, Torino, Einaudi, 1991, p. 284.
             9    Corrado Alvaro, L’Italia rinunzia, Palermo, Sellerio, 1986, p. 41.

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