Page 32 - Numero Speciale 2024-2
P. 32

I CARABINIERI DEL 1944 - LE RESISTENZE AL REGIME COLLABORAZIONISTA



                  Nei riguardi dell’Arma, aggiungeva, ufficiali tedeschi si mostrarono, addi-
             rittura, ancora riguardosi, non cessando neppure - con evidente comprensione della apoliti-
             cità delle sue attribuzioni - di usare l’appellativo REALI nell’indirizzarsi ai vari comandi
             di carabinieri.
                  La situazione peggiorò immediatamente dopo la restaurazione del partito
             fascista. Gli esponenti del neofascismo avversarono subito l’Arma con ogni
             mezzo, iniziando una campagna di denigrazione che degenerava presto in aperta ostilità ed
             infine in accanita persecuzione. […] Si iniziò così il doloroso calvario dell’Arma: calvario
             che doveva finire col determinare - in breve volger di tempo - prima il collasso morale, poi l’an-
             nientamento materiale. A far precipitare la crisi all’interno dell’Arma fu, alla fine
             del 1943, la notizia che insieme alla milizia volontaria per la sicurezza nazionale e al
             corpo di polizia dell’Africa Italiana l’Arma avrebbe dovuto formare la cosiddetta Guardia
             Nazionale Repubblicana. Per indurre i carabinieri ad accettare l’inserimento nella
             nuova istituzione militare della Repubblica sociale, fu promesso che avrebbero
             conservato intatta la loro tradizionale fisionomia, immutate le loro funzioni, inalterate la
             loro compattezza organica e persino la loro divisa. Promesse e lusinghe ebbero solo per
             qualche mese l’effetto di riuscire a puntellare, per così dire, il già traballante edificio e
             a ritardarne il definitivo sfacelo, mentre dall’Italia governata dalla monarchia sotto il
             controllo degli Alleati, il comandante generale dei CCRR, il generale Giuseppe
             Pièche, rivolgeva radiofonici appelli ai carabinieri per esortarli a rimanere comunque al
             loro posto, continuando a fare il loro dovere d’italiano [sic] e badando solo a non macchiarsi
             con azioni in contrasto con tali doveri.
                  I carabinieri ancora in servizio nella RSI, circa 44.000, furono forzatamente
             assorbiti  insieme  nella  nuova  organizzazione  della  Guardia  Nazionale
             Repubblicana insieme con la MVSN e la PAI, la polizia dell’Africa italiana . Il 6
                                                                                   35
             febbraio 1944, continuava il racconto del colonnello De Vita, i carabinieri della
             legione di Padova furono costretti al doloroso passo del giuramento di fedeltà alla pseu-
             do-repubblica sociale italiana, un giuramento che nessuno sembrò, in un primo tempo dispo-
             sto a prestare, ma al quale - con compattezza quasi assoluta - tutti poi si piegarono. Tale
             passo, riferiva il colonnello, era attribuito a vari motivi: secondo alcuni ufficiali di
             grado anche elevato, esso era avvenuto in seguito a disposizioni del Comitato di Liberazione
             Nazionale di Padova, unico rappresentante del Governo legittimo nelle terre invase. Altri lo
             attribuivano alla diffusa persuasione che si trattasse di atto puramente formale, vuoto di ogni
             contenuto e viziato di nullità dall’azione intimidatoria esercitata dalla presunta esistenza di
             segrete circolari in base alle quali - si diceva - chi non avesse giurato avrebbe dovuto essere segna-
             lato all’autorità repubblicana e a quella nazista. Si disse anche che in qualche caso, il
             giuramento fu conseguenza di pressioni o addirittura di coartazione morale di superiori.

             35   Cfr. Giampaolo Pansa, Il gladio e l’alloro. L’esercito di Salò, Milano, Mondadori, 1991, pp. 11 ss.

             30
   27   28   29   30   31   32   33   34   35   36   37