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ITALIA 1943-1945: SI SFASCIÒ LO STATO, NON MORÌ LA PATRIA




               alle brigate nere, ma nello
               stesso tempo concludeva,
               che  il  quadro  complessiva-
               mente  offerto  dall’Arma  del
               [sic]  torbido  periodo  che  va
               dal settembre 1943 alla libe-
               razione  dell’Alta  Italia  è
               senza  dubbio  quello  di  una
               istituzione  di  vitalità  vera-
               mente eccezionale, di uno sco-
               glio  granitico  che  ha  [sic]
               emerso lungamente sulle onde
               procellose,  e  che  quanto  è
               rimasto da esse emerso ha con-
               tinuato  tuttavia  a  costituire
               mortale  insidia  al  nemico
               momentaneamente  preponde-
               rante, impacciandone l’azione
               ed accelerandone la disfatta.
                    A  Padova,  conclu-
               deva il colonnello, l’insur-
               rezione  armata  contro  i
               nazifascisti avvenne il 28
               aprile,  ma  neppure  questa   Generale di Divisione Filippo Caruso raffigurato dal pittore Guido Greganti
                                                      (Fonte: Museo Storico dell’Arma dei Carabinieri)
               risurrezione  doveva  avvenire
               senza lutti, come il martirio del generale nella riserva dell’Arma Giuseppe Dezio, che il
               28 aprile, catturato dalle SS con i suoi familiari, offrì la sua vita, chiedendo che
               fossero risparmiate vittime innocenti.
                    Cadde con due colpi sparati alla testa, mentre tutti gli altri furono fucilati.
               Altra vittima delle ultime ore della dominazione nazifascista, fu il maresciallo
               d’alloggio Cirino Mazzullo, che il 28 aprile intervenne con i suoi uomini contro
               i tedeschi, per impedire la distruzione di un magazzino di frumento, e fece
               anche alcuni prigionieri.
                    Al  sopraggiungere  di  altre  truppe  germaniche,  il  maresciallo  Mazzullo
               rifiutò di porsi in salvo, come consigliava il comitato di liberazione, insieme ai
               suoi, e decise di far fronte sul posto alla violenza reazione nemica, e catturato dai tedeschi
               nelle prime ore del successivo giorno 29 veniva fucilato, dopo essere stato torturato e derubato
               di tutto quanto aveva indosso - nei pressi di Cervignano.


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