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DOTTRINA
Egli ne fa una descrizione che non piace ai politici; invece, dovrebbe ben
essere meditato da coloro che, in quanto suoi clientes, ne sostengono l’ascesa al
potere, andando ad occupare questo o quell’officium.
Tanto da avere esortato, nelle occasioni in cui ho affrontato senza infingi-
menti né ipocrisia il rapporto che si instaura tra decisore politico e dirigenza, i
miei ascoltatori ad andare a rileggere quei passi scritti da Weber in presa diretta,
dal vivo.
Senza questa lettura difficilmente ci si fa un’idea dell’agire, del modo di
agire della “classe politica”, o, meglio ancora, di chi è “al potere”.
Sono state per me illuminanti - ancor prima di riflettere sulle osservazioni
rese da Max Weber - le indicazioni, contenute nel suo “Breviario dei politici”,
del Cardinale Mazzarino , colui che fu il maestro di un grande di Francia, Luigi
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XIV, il Re Sole.
Mazzarino, discepolo a sua volta del Cardinale Richelieu, era un profondo
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conoscitore dell’animo umano, così che i consigli forniti si dimostrano chia-
ramente il portato, sì, dell’esperienza ma con l’affinamento che deriva dalla
conoscenza del peccato, anzi, dei peccati, in quanto uomo di Chiesa.
Così che il profilo dell’uomo politico, come descritto dal Cardinale, risulta
- come ha osservato con finezza interpretativa Pietro Citati - «una contraffazione
diabolica del santo».
Esso, infatti, «può compiere le azioni più efferate: ma mentre modera e abolisce le pas-
sioni, vince gli impulsi dell’io, carezza gli animi, introduce nella politica la stessa atmosfera
che respiriamo nell’ascesi del XVII secolo» (U. Eco, 1992).
A differenza di Weber, Mazzarino (che non è un teorico) si attarda con un
pizzico di candore intellettuale ad elargire consigli; consigli che sembrano rivolti
ai Capi di Gabinetto del mondo delle istituzioni del tempo presente. In fondo,
sono rivolti a coloro che, ora come allora, risultano delegati dal Princeps a trat-
tare questioni più o meno scabrose, e ad avere contatti con altri personaggi più
o meno titolati, ma altrettanto scaltri, di altri regni, di altri principati.
Mazzarino dà prova di conoscere le debolezze dei suoi interlocutori; e
prova ad accattivarsene la benevolenza per poter meglio esercitare il potere che
gli è stato delegato, e che il Sovrano, nella sua assolutezza dei poteri, potrebbe
improvvisamente togliergli.
Nelle parole di Mazzarino c’è l’accortezza del decisore politico, ma anche
13 Giulio Raimondo Mazzarino nacque a Pescina il 14 luglio 1602, da Pietro Mazzarino, un sici-
liano che lavorava come amministratore dei fondi abruzzesi di Filippo Colonna, connestabile
del Regno di Napoli.
14 Il libricino di massime ha come titolo Breviarum politicorum secundum Mazarinicas, pubblicato
nel 1684, a Colonia, dall’editore Iannis Selliba.
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