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L’ECCIDIO DEI CARABINIERI NEL QUADRO DELL’ATTENTATO DI CIACULLI
                                   LA FIGURA DEL TENENTE MARIO MALAUSA




               e il ceto politico del capoluogo, si soffermarono a ricostruire storicamente i
               legami della mafia con la politica dal dopoguerra agli anni Sessanta, prima con
               gli esponenti dell’indipendentismo e di poi con quelli del partito democristiano
               di  maggioranza  relativa,  denunziarono  le  oblique  contiguità  tra  l’economia
               malavitosa  e  le  deliberazioni  della  Amministrazione  comunale,  pubblicarono
               reportage minuziosi ed analitiche mappe degli uomini e delle aree del malaffare:
               non solo guerra fondiaria per il controllo dei giardini e dei pozzi d’acqua, ma
               anche cosche in guerra per il controllo dei mercati generali, dei servizi, del col-
               locamento ai Cantieri navali, degli appalti e, non per ultimo, della speculazione
               edilizia. All’interno di questo vasto affresco dell’economia criminale mafiosa, i
               giornalisti d’inchiesta non riuscirono a cogliere affatto la specificità eversiva del-
               l’operazione stragista effettuata contro i Carabinieri di Roccella.
                    Mauro De Mauro, in un suo servizio del primo luglio su “L’Ora”, faceva
               risalire al 1939 la data d’inizio della catena di sangue fra Ciaculli e Villabate a
               causa dello scontro fra tronconi della famiglia Greco, messo in pausa da un effi-
               mero armistizio imposto da Joseph Profaci, mafioso italo-americano originario
               di Villabate che dagli Stati Uniti dominava ancora l’arcipelago del territorio delle
               cosche dei giardini. Nella stessa pagina De Mauro tratteggiava una vera e pro-
               pria anagrafe dei delitti consumati tra Ciaculli e Villabate, con una dovizia di
               informazioni sulle ondivaghe alleanze fra cosche che ora si stabilivano con patti
               precari ora venivano meno traumaticamente .
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                    Ricordiamo a proposito che cinque anni prima della strage il quotidiano
               “L’Ora” aveva subito nel 1958 un attentato dinamitardo alla sede della redazio-
               ne palermitana come punizione per il suo impegno nella lotta contro la mafia.
                    La strage di Ciaculli ebbe, comunque, l’effetto, per così dire, di ‘intercet-
               tare’  l’iter  della  Commissione  parlamentare  d’inchiesta  sul  fenomeno  della
               mafia. Questa prima Commissione, istituita con la Legge n. 1720 del 1962 e
               pubblicata nella G.U.R.I. del 29 dicembre 1962, si era insediata nel febbraio del
               1963  e  fu  presieduta  dall’onorevole  Paolo  Rossi.  Tuttavia  essa  non  ebbe  il
               tempo di svolgere nessuna attività poiché subentrò lo scioglimento anticipato
               del Parlamento. Iniziata nel maggio del 1963 la Quarta legislatura, i Presidenti
               dei due rami del Parlamento, prima di scegliere i suoi parlamentari componen-
               ti, ne nominarono all’incarico di Presidente il Senatore e magistrato Donato
               Pafundi e ne comunicarono la designazione il 25 giugno al Senato e il 26 giu-
               gno alla Camera dei Deputati. Quattro giorni dopo, cioè il 30 giugno, prima
               ancora  che  si  costituisse  l’Ufficio  di  Presidenza,  tra  i  manderini  di  Ciaculli
               scoppiò l’attentato dinamitardo.
               9    Mauro De Mauro, La spietata guerra dei giardini, “L’Ora”, lunedì 1-martedì 2 luglio 1963, p. 2.

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