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STUDI MILITARI
La strage di Ciaculli sembra inoltre asseverare una seconda credenza pene-
trata anch’essa nell’opinione popolare, cioè che certi eclatanti delitti di mafia
vengono posti in essere nelle circostanze in cui l’attenzione della gente è con-
centrata su alcuni particolari eventi di qualche vasta risonanza pubblica tali da
funzionare come occasioni di distrazione di massa. Sotto questa angolazione,
l’eccidio di Ciaculli fu realizzato non solo al termine di quel mese di giugno del
1963 in cui era stata rinnovata la rappresentanza parlamentare dell’Assemblea
Regionale Siciliana ma fu anche portato a termine nella solenne giornata in cui
l’attenzione di tutti gli italiani era focalizzata sulla intronizzazione al soglio pon-
tificio di Sua Santità il Papa Paolo VI. Si fa notare, per inciso, che analoga tem-
pistica di effettuazione di altri omicidi di mafia la si riscontrerà sia nel caso della
scoperta a Cinisi del cadavere di Peppino Impastato, avvenuta nel medesimo
giorno del rinvenimento a Roma del corpo dell’onorevole Aldo Moro assassi-
nato dalle Brigate Rosse, sia in quello della strage di Capaci, delitto che coincise
con il corso delle operazioni di voto del Parlamento italiano riunito per eleggere
il nuovo Capo dello Stato. Va però detto, ad onor del vero, che il dolore della
notizia della morte del Tenente Malausa, dei suoi Carabinieri e degli altri Militari
caduti non fu né sovrastato né offuscato da altre notizie poiché suscitò un
immediato, sincero sgomento nell’opinione pubblica del tempo, il vivo cordo-
glio delle Istituzioni ed una pronta mobilitazione da parte degli inquirenti.
Quantunque le accennate suggestive annotazioni siano imputabili a circo-
stanze casuali alquanto ricorrenti, non è del tutto improprio puntualizzare il
fatto che l’efferatezza di alcuni delitti di mafia sia stata mimetizzata, in qualche
modo, dietro particolari eventi della storia della nazione. Lo storico di profes-
sione, comunque, tiene conto di siffatte suggestioni non perché valgano come
un nesso di causalità per la conoscenza storica ma perché concorrono a pen-
nellare un clima di perplessità sulla verità effettuale dell’evento, ad alimentare
dubbi che, per altro, non sono stati ancora dissipati.
Le cronache ci narrano che quel trenta giugno del 1963 era il pomeriggio
di una calda estate siciliana in cui la calura del sole ed il fuoco di una esplosione
avvamparono nei giardini dei manderini di Ciaculli gli ultimi istanti di vita del
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Tenente dei Carabinieri Mario Malausa, Comandante della Tenenza Suburbana
di Palermo, dei militari della Stazione Carabinieri della frazione rurale di
Roccella, e della squadra di militari dell’Esercito e della forza di Pubblica
Sicurezza che era stata chiamata sul posto da un’anonima telefonata.
1 Marino Fardelli, I mandarini rossi di Ciaculli, 2023, con prefazione del Pres. Pietro Grasso e
postfazione del Gen. D. Pasquale Angelosanto. L’autore è il discendente del Carabiniere
Marino Fardelli, di cui porta il nome.
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