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L’ECCIDIO DEI CARABINIERI NEL QUADRO DELL’ATTENTATO DI CIACULLI
                                   LA FIGURA DEL TENENTE MARIO MALAUSA




                    Insieme al Tenente Malausa è d’uopo ricordare che saltarono in aria il
               Maresciallo Capo della medesima Stazione dei Carabinieri di Roccella, Calogero
               Vaccaro, il trentunenne Carabiniere Eugenio Altomare, il giovane Carabiniere
               Marino Fardelli, il Maresciallo di Pubblica Sicurezza Silvio Corrao della Squadra
               Mobile di Palermo, distintosi per avere arrestato una cinquantina di assassini, il
               Maresciallo artificiere Pasquale Nuccio in forza al 46° Reggimento Fanteria del
               Centro Addestramento Reclute, presente nonostante fosse in licenza, il militare
               di leva artificiere marchigiano Giorgio Ciacci . A questo luttuoso bilancio devo-
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               no  aggiungersi  due  militari  feriti  gravemente,  il  Brigadiere  Giuseppe
               Muzzupoppa e il Carabiniere Salvatore Gatto.
                    La portata dell’evento si impose subito, come si è detto, per la sua ecce-
               zionale gravità. Non sfugge, quindi, allo storico di professione che quella strage,
               nella percezione del tempo di allora, apparve inusitata e spaventosa, messaggera
               di un’alea di violenza che sarebbe ricaduta su tutta la società siciliana. La strage
               di Ciaculli non fu, infatti, qualcosa da ricondurre alla storia di breve durata ma
               fu un accadimento da inquadrare nella storia di lunga durata, principalmente da
               cogliere come la manifestazione della bozza di una emergente sfida terroristica
               che la mafia si apprestò a lanciare nella modalità della sua più ampia potenza di
               intimidazione e che, per altro, perfezionerà nel corso del suo progetto eversivo
               strutturandone meglio il paradigma stragista.
                    Nella  immediatezza  dell’esplosione  della  ‘Giulietta’  dell’Alfa  Romeo,  la
               stampa ci informa che si sollevò, da un lato, una corale ondata di indignazione
               civile mentre, dall’altro, vi fu chi espresse un certo timore per le possibili stru-
               mentalizzazioni politiche che ne sarebbero in seguito inevitabilmente scaturite
               col mettere in secondo piano l’unanime concordia civile nata dal sentimento
               dell’umana pietà verso le vittime.

               2    Riportiamo sinteticamente le seguenti notizie biografiche dei Caduti: il Maresciallo Capo
                    della Stazione Carabinieri di Roccella era nato a Naro (AG) nel 1919, coniugato e padre di
                    un figlio, fu nell’ottobre 1963 destinatario alla memoria di Encomio solenne; il Carabiniere
                    Egidio Altomare era nato a Rogliano (CS) nel 1932, coniugato, prestava servizio alla Stazione
                    Carabinieri di Acqua dei Corsari; il Carabiniere Marino Fardelli era nato a Cassino (FR) il 16
                    giugno 1943. Prestava servizio alla Stazione Carabinieri di Roccella. Gli è stata assegnata alla
                    memoria la Medaglia d’Oro al Merito Civile e gli è stata intitolata la Caserma del Comando
                    Compagnia Carabinieri di Cassino; il Maresciallo di P.S. Silvio Corrao, era nato nel 1918,
                    coniugato e padre di quattro bambini, prestava servizio come Capo della Squadra omicidi
                    della  Mobile  di  Palermo  e  fu  autore  nel  dicembre  1962  di  un  Rapporto  presentato
                    all’Autorità Giudiziaria a carico di mafiosi che poi la Magistratura scagionò nel maggio 1963.
                    Qualche giorno prima aveva perquisito la casa del mafioso Pietro Torretta. Il suo corpo fu
                    disintegrato; il Maresciallo Artificiere Pasquale Nuccio era nato a Palermo, coniugato con
                    quattro figli, quantunque in licenza obbedì all’ordine di intervenire. Il suo corpo fu disinte-
                    grato e fu riconosciuto solo per via delle mostrine; il Soldato artificiere di leva Giorgio Ciacci,
                    marchigiano di anni venti.

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