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L’ECCIDIO DEI CARABINIERI NEL QUADRO DELL’ATTENTATO DI CIACULLI
LA FIGURA DEL TENENTE MARIO MALAUSA
L’autore del ‘Rapporto’ si segnalava anche per i suoi penetranti giudizi
sulla personalità di ciascun malavitoso e sulle posizioni di ruolo, di immagine e
di criminale prestigio che ciascuno di questi manifestava all’interno e all’esterno
della cosca mafiosa. Il suo prezioso lavoro di analisi anticipava di gran lunga la
comprensione di molte cose che poi sarebbero accadute, e pertanto, nella dege-
nerata visione del mondo mafiosa, la perspicacia del Tenente Malausa fu per lui
esiziale. Osiamo dire che, dal distorto punto di vista mafioso, questa perspicacia
andava punita insieme con la punizione dei Carabinieri di Roccella, di conse-
guenza non è affatto ingiustificato l’intendimento di considerare quel
‘Rapporto’ riservato, nel quadro di una guerra di mafia condotta contro lo
Stato, come il principale e distinto movente contro cui si scagliò la mafia.
Del ‘Rapporto’ riservato si fece carico di darne notizia in prima pagina il
giornale “L’Ora” allorquando decise di sottoporre alla Commissione antimafia
che stava giungendo in Sicilia quello scottante documento. Via via, periodica-
mente nel tempo, i cronisti richiamarono alla memoria dei lettori la relazione
del Tenente Malausa, pubblicando qualche suo stralcio, più per rinfrescare alla
memoria collettiva le contiguità di questa o di quell’altra cosca mafiosa con le
forze politiche stavano al governo cittadino ma mai la si presentò come il docu-
mento del movente dell’eccidio. Insomma, si ha la sensazione che scegliendo le
diverse occasioni per rendere edotti i lettori dei suoi contenuti, la stampa la cita-
va per lo più per motivi di stimolo o di polemica politica, cioè come atto d’ac-
cusa contro il connubio ceto politico-mafia , e non in quanto l’avesse presa in
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considerazione come la autentica causa del tranello di quella rabbiosa reazione
mafiosa contro l’Arma dei Carabinieri.
La quale reazione criminale - va qui sottolineato con estrema chiarezza -
era stata organizzata subdolamente - previa un’altrettanto subdola telefonata
alla Caserma di Roccella - con due meccanismi di scoppio, l’uno come falsa esca
(cioè una visibilissima, ma vuota, bombola di gas collocata nei sedili posteriori
1971 l’On. Cattanei chiese ai Presidenti del Senato, Fanfani, e della Camera, Pertini, l’auto-
rizzazione a darla alle stampe. E’ degno di nota che l’On. Cattanei citi il Rapporto del
Tenente Malausa dicendo testualmente che “quest’ultimo documento serve anche ad illustra-
zione dei successivi punti 2, 3, 4” (n. 2, p. 16), i quali riguardavano il sospetto sviluppo di ille-
cito arricchimento per le attività edili, l’irregolarità delle concessioni delle licenze edilizie a
beneficio di conclamati mafiosi e l’influenza di costoro sugli organi amministrativi. Evasive
e superficiali appaiono, invece, le risposte che alcune Personalità delle Istituzioni diedero alle
domande dei Commissari.
12 Cfr. l’articolo Il Rapporto Malausa tremendo atto di accusa. Perché non fu evitata la strage, “L’Unità” di
martedì 11 febbraio 1964, p. 3, dove si riportano virgolettate le valutazioni espresse dal
Tenente Malausa su alcuni selezionati pochi mafiosi che compaiono nel suo Rapporto; si
legga pure l’articolo Radiografia di dieci mafiosi, “L’Unità’ di sabato 16 maggio 1971, p. 6.
Nella medesima pagina ove compare questo secondo articolo vi è pubblicato un altro, dal
titolo I profondi legami fra D.C. e ‘cosche’.
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