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AGRO ECO AMBIENTE




             confermato le fonti di prova raccolte dai Carabinieri (Tribunale di Nocera infe-
             riore, 3 settembre 2012, n. 404) - che «l’unica motivazione economica fosse
             quella di poter apporre l’ambìto marchio Made in Italy particolarmente apprez-
             zato all’estero, soprattutto nel settore agroalimentare, su prodotti di provenien-
             za non nazionali, acquisiti a basso costo, di minore appetibilità commerciale».
                  E, non c’è dubbio, che lo scenario di contrasto del falso Made in Italy si
             allarga, ancora, con la complicità delle nuove tecnologie digitali. Si cita la pratica
             messa in luce riguardo alla vendita, nei siti on-line, dei così detti wine kit: imbal-
             laggi contenenti mosto, tappi, etichette, ordinati dall’acquirente interessato alla
             fabbricazione  artigianale  di  vini  a  indicazione  geografica.  Quando,  però,  ad
             esser fornito dal venditore in base a segni espliciti di origine (le effigi della ban-
             diera italiana e del Colosseo) sia un mosto di cui si accerti la provenienza cinese,
             risulta integrata la violazione dell’art. 517 cod. pen., come ha potuto stabilire il
             giudice di legittimità (Cass. Pen., sez. III, 15 gennaio 2020 - 9 marzo 2020,
             n. 9357).

             7.  Agromafie: costruzione di una fattispecie
                  L’intensa mobilità dei capitali, il dominio delle tecnologie, la concentrazio-
             ne societaria segnano, per altro, la cornice criminologica intorno a cui ha avvia-
             to la ricognizione delle disposizioni contenute nel codice e nelle leggi speciali,
             sopravvenute alla depenalizzazione, la commissione presieduta dal dott. Gian
             Carlo Caselli e istituita con decreto del Ministro della giustizia 20 aprile 2015.
                  Ciò che viene fatto valere, nelle lunghe riunioni di via Arenula, è la ricom-
             posizione sistemica di un complessivo intervento di contrasto alla deregolazio-
             ne dell’economia, facendo i conti con gli interessi e i valori emergenti. Allarme
             e consenso sono stati i presupposti capaci di condizionare la proposta della serie
             di incriminazioni, superando difficoltà tecniche e pregiudizi ideologici, legitti-
             mando ai diversi livelli della società la più vasta domanda di giustizia, perché
             capace di reagire alla dilatazione di fenomeni di ampia portata, quanto di mobi-
             litare il dibattito e l’invito alla riflessione sull’azione e gli scopi di contrasto.
                  La costruzione di un robusto quanto innovativo strumentario è, ancora, in
             divenire, ma quella iniziativa, ha mostrato lo spessore del fenomeno delle agro-
             mafie: quando la sicurezza alimentare e la realtà commerciale siano messe in
             pericolo dalla criminalità organizzata in conseguenza della capacità di radicaliz-
             zarsi nell’economia rurale, intrecciando condotte di fiancheggiamento, aiuto e
             sostegno avviate da singoli operatori di accesso al mercato o di rafforzamento
             della struttura aziendale con la rete di protezione e il programma del sodalizio
             volto ad approntare mezzi e risorse a tali fini.


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