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AGRO ECO AMBIENTE




             5.  1982: i Carabinieri a presidio dell’agricoltura
                  Va detto, ancora, in una ordinata sequenza logica, che il 1962 è anche l’an-
             no in cui viene avviata la Politica Agricola Comune con l’esito di abbandonare
             ogni miope campanilismo e di fissare le coordinate che permetteranno il dispie-
             garsi,  in  uno  scenario  unitario,  della  presenza  viva  e  convulsa  di  esperienze
             diverse, non solo economiche, quanto di costume e di cultura delle campagne.
                  L’originalità del processo di costruzione dell’Unione europea - come oggi
             la abitiamo e ne siamo cittadini - risente sensibilmente dell’allestimento di un
             cantiere  di  riforme,  espressione  di  una  agricoltura  plurale  e  sfaccettatissima,
             rivolgendosi a perseguire, prima, obiettivi di autosufficienza alimentare e, poi,
             di qualità dei prodotti e di sostenibilità dell’ambiente.
                  Con  il  processo  di  globalizzazione,  i  complessi  ingranaggi  del  mercato
             sono stati sottoposti ad una iniziale configurazione, penalizzando le modalità di
             produzione legate a diversità geografiche e ad abitudini di consumo. Si sono
             messe a punto operazioni di delocalizzazione ed è stata spianata la strada ad una
             versione finanziaria dell’economia con una significativa lontananza rispetto ai
             luoghi e alle varie espressioni di identità sociale. Una intelaiatura che spiega l’in-
             versione dei rapporti di forza tra la componente agricola della filiera, dipenden-
             te dai costi di produzione delle così dette materie prime e le fasi industrializzate,
             in grado di far valere le regole del libero scambio, con pregiudizio dell’obiettivo
             di accrescere la produzione di base nella dimensione nazionale.
                  A riguardo, è significativo constatare l’incidenza della sottrazione di suolo
             all’impiego in agricoltura, nella logica privatistica, che guida la scelta verso altre
             e più remunerative destinazioni, con irreversibile degrado di risorse naturali e
             culturali e perdita della qualità paesaggistica. Così, inserendo in una cornice
             nuova problemi vecchi e irrisolti, hanno preso campo abusivismo edilizio e dis-
             sesto idrogeologico: con una perdita antropologica che nessuna ricetta mercan-
             tile può compensare.
                  Nessun settore economico ha conosciuto, tuttavia, un destino di così rapi-
             do e profondo cambiamento ed anche se diverse, nelle regioni europee, si pre-
             sentano qualità dei suoli e del clima, metodi di produzione e livelli di specializ-
             zazione, identità sociali e stili di vita, al fine di far fronte alle conseguenze di un
             eccessivo sfruttamento, si è avviato presto un progetto complessivo per una
             agricoltura che renda possibile realizzare le finalità consolidate nell’art. 39 del
             Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea attraverso una migliore com-
             prensione tra agricoltori e cittadini-consumatori riguardo alle rispettive posizio-
             ni.
                  Sicché, venti anni dopo, nel 1982, quando viene istituito il Comando carabi-

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