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MENTALITÀ MAFIOSA:
                     LA ‘NDRANGHETA COME FENOMENO ANTROPOLOGICO, SOCIALE E PSICOLOGICO




                    La brutalità dell’omicidio di Lea Garofalo è lo specchio della mentalità e
               del pensiero della ‘ndrangheta. Pertanto è importante analizzare tale condotta da
               un punto di vista medico-legale.
                    Prima dello strangolamento la donna è stata brutalmente colpita da calci e
               pugni  che  le  hanno  provocato  lesioni  e  danni.  L’ex  fidanzato  di  Denise  ha
               descritto un importante ma allo stesso tempo macabro particolare, ovvero che
               parte della testa della donna era “schiacciata”. Questo particolare fa pensare al
               fatto che Lea sia stata colpita in maniera estremamente violenta.

               3.2. Strage di Duisburg: omicidio con armi da fuoco
                    “Il 15 agosto 2007, Marco Marmo, Francesco e Marco Pergola, Tommaso
               Venturi, Francesco Giorni e Sebastiano Strangio vengono uccisi da una raffica
               di proiettili a Duisburg, appena fuori dal ristorante italiano “Da Bruno”. Una
               strage  maturata  nell’ambito  della  faida  di  San  Luca  tra  il  gruppo  dei  Nirta-
               Strangio e il contrapposto schieramento dei Pelle-Vottari-Romeo al quale appar-
               tenevano le vittime. I sei morti di Duisburg sono infatti la risposta all’omicidio
               di Maria Strangio, uccisa il giorno di Natale del 2006 in un agguato indirizzato
               in realtà al marito della donna, Giovanni Luca Nirta, e a Francesco Colorisi,
               rimasto ferito in quell’occasione insieme al minorenne Domenico Nirta” .
                                                                                     (26)
                    Questo  brutale  omicidio  rappresenta  un’altra  metodologia  di  uccisione
               della ‘ndrangheta: l’utilizzo delle armi da fuoco.
                    Nello scenario medico-legale si parla di lesività da arma da fuoco, in cui si
               distinguono le lesioni da proiettile unico e le lesioni da proiettili multipli.

               3.3. Quando la ‘ndrangheta pugnala
                    Ernesto Albanese era un affiliato della ‘ndrangheta e il suo ruolo era quello
               di gestire lo spaccio di sostanze stupefacenti.
                    Uno spacciatore come tanti, ma la sua storia è importante perché testimo-
               nia l’efferatezza e la “violenza mentale” degli ‘ndranghetisti. La sua uccisione
               non è un semplice omicidio ma una condanna a morte di rara crudeltà e bruta-
               lità. Albanese venne colpito con più di trenta coltellate da quattro affiliati, ma la
               particolarità di questa macabra uccisione è che di quelle trenta coltellate, nessuna
               fu data in zone del corpo vicino ad organi vitali, in modo da creare nella vittima
               un’atroce e prolungata agonia che lo condusse alla morte a causa di un dissan-
               guamento. Ernesto Albanese muore il 9 giugno del 2014 ma il suo corpo verrà
               ritrovato solo nel settembre successivo, sepolto nel giardino di una villa.

               (26)  Francesco  Filippi,  Dominella  Trunfio,  Appunti  di  Antimafia,  2017,  Centro  Stampa  e
                    Riproduzione Srl Roma.

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