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MENTALITÀ MAFIOSA:
LA ‘NDRANGHETA COME FENOMENO ANTROPOLOGICO, SOCIALE E PSICOLOGICO
Al fine di capire come la ‘ndrangheta sia riuscita ad incunearsi nel tessuto
sociale locale, si deve inquadrare il contesto antropologico nel quale il fenomeno
mafioso è nato e descrivere il comportamento ed i pensieri della popolazione
che vive nell’entroterra calabrese o lungo le coste ionica e tirrenica.
Sembra assurdo ma per capire la mentalità ‘ndranghetista si deve risalire
addirittura allo studio della mentalità dei pastori e dei pescatori greci, in cui era
predominante il senso del possesso e del territorio, caratteristiche che vengono
riscontrate nel sentire ‘ndranghetistico .
(17)
Possesso inteso come unità della famiglia, dal quale poi nasce il concetto
di “clan”, che continua al giorno d’oggi a mantenere intatti riti magici e credenze
religiose, sempre più diffuse nei riti di affiliazione.
Un esempio di tale caratteristica è l’omicidio di Duisburg, dove nel famoso
ristorante venne scoperta una sala allestita secondo l’antico rituale.
Il territorio, invece, viene considerato nello stesso modo in cui lo consi-
deravano quei pescatori e pastori che insediavano la regione calabrese secoli fa;
territorio inteso come fonte di profitto ma allo stesso tempo come mezzo di
controllo della popolazione. I più potenti boss di ‘ndrangheta non hanno mai
abbandonato il territorio natio, nonostante i più ricchi flussi commerciali si tro-
vassero al di fuori della Calabria. Questo comportamento rappresenta un pro-
filo psicologico ben delineato: il boss non abbandona il territorio, a costo di
anni di latitanza, in modo da dimostrare il potere alla popolazione, la costante
presenza, che agisce nelle viscere del tessuto sociale, manovrando miliardi di
euro e gestendo centinaia e centinaia di affiliati da un bunker di pochi metri
quadrati.
In tale contesto diviene fondamentale l’analisi delle espressioni propagan-
distiche e strumentali, come quando vengono catturati i boss dopo anni di lati-
tanza. Dopo l’arresto già si è trovato il sostituto e tali personaggi vengono con-
siderati come veri e propri eroi e, a testimonianza di ciò, sono i gruppi di per-
sone che dopo la cattura si radunano nei pressi del luogo dell’arresto per applau-
dirlo. La repressione sembra l’arma principale al fine di combattere la ‘ndran-
gheta, ma oltre a questo è essenziale un lavoro parallelo di sensibilizzazione nei
confronti della cittadinanza, incentivando le nuove generazioni verso un’educa-
zione civica che a volte, in determinate zone, sembra essere sostituita da quella
mentalità mafiosa che distrugge e plagia le menti delle persone.
Se tra conteso mafioso (famiglia e socializzazione primaria) e contesto
sociale (scuola e ogni luogo dove si esplica la vita sociale e lavorativa durante la
socializzazione secondaria) esistesse un netto distacco, in modo che ogni impulso
(17) Prof. Sergio Angileri, psicologo psicoterapeuta.
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