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MENTALITÀ MAFIOSA:
LA ‘NDRANGHETA COME FENOMENO ANTROPOLOGICO, SOCIALE E PSICOLOGICO
l’individuo ed analizzarlo al di fuori di ogni contesto, ma va preso in considera-
zione in riferimento alle dinamiche relazionali in cui è inserito fin dalla nascita.
Questo tipo di approccio psicologico al fenomeno della criminalità organizzata
è stato oggetto di un particolare modello d’indagine definito “modello gruppo-
analitico”, consistente in un approccio psicoterapeutico che lavora con un grup-
po e non sui singoli. Una ricerca importante è stata effettuata dall’Università di
Palermo all’inizio degli anni Novanta ad opera dei professori Di Maria, Lo Verso
e Fiore, i quali hanno approfondito le ricerche sul pensiero mafioso, sugli stili
educativi e sul clima familiare dell’organizzazione criminale di Cosa Nostra.
Un’importante conoscenza del mondo mafioso è stata possibile grazie a sei col-
laboratori di giustizia che sono stati sottoposti ad intervista clinica riguardo a
temi antropologici e psicologici, come famiglia, valori, religione e donne.
Proprio le donne di mafia hanno dato un contributo importantissimo: alcune
sono state sottoposte anche a DSSVF dal quale è emerso che le donne hanno
(13)
avuto sempre un ruolo centrale nei termini di accudimenti del pensiero familiare
tipico dei contesti mafiosi. Tale ruolo è stato definito come “centralità sommersa”.
Le organizzazioni criminali consolidano la loro presenza sul territorio tramite la capa-
cità di ottenere legittimazione e consenso sociale strumentalizzando i valori tipici della cultura
di appartenenza. Proprio in tale contesto si sono analizzate le sfumature del pensiero mafioso
considerato come risultato dell’interiorizzazione dei modelli comportamentali e psichici trasmessi
attraverso l’educazione familiare, nella c.d. “fase di socializzazione primaria” e successivamente
consolidati dall’ambiente sociale e territoriale nella “fase di socializzazione secondaria” .
(14)
É fondamentale quindi sottolineare l’importante differenza tra il sistema
mafioso e qualsiasi altro sistema criminale, cioè la capacità di formare la perso-
nalità degli individui e nel consenso che il potere mafioso riesce ad ottenere, tra-
sferendo nell’immaginario sociale i valori del sentire mafioso. Tale “sentire”
deve e viene inteso come un “pensiero saturante” che racchiude in sé il modo di
essere e di mantenere i rapporti tipico delle culture territoriali “infettate” dai
sistemi criminali mafiosi. I modi di pensare e di essere sono caratterizzati da
connotati psicopatologici della relazione individuo-famiglia-società, che portano
l’uomo di mafia ad una concezione monodimensionale della realtà basata esclu-
sivamente sui valori rigidi del sistema criminale.
In tale contesto, il processo di identificazione tramite un’adesione dog-
matica ai valori “malati” porta ad una relazione di attaccamento anziché di
(13) Il DSSVF è uno strumento interattivo finalizzato ad indagare le relazioni familiari e consente
di entrare nella struttura familiare attraverso la realizzazione di un compito grafico congiunto
e\o anche individuale.
(14) Girolamo Lo Verso, professore ordinario Università degli studi di Palermo, La mafia dentro:
la mente, le autonomie e le dipendenze degli uomini di Cosa Nostra, Camorra e ‘Ndrangheta, 2006.
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