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DOTTRINA
La guerra scoppiò a causa delle divergenze tra le ‘ndrine nella gestione
dell’enorme capitale guadagnato dalle varie attività criminose, che non sfociò nel
sopravvento di un gruppo su un altro ma portò a creare un organo superiore,
stile Cupola di Cosa Nostra, con il fine di prendere le decisioni più importanti e
ponendosi come mediatore delle controversie tra le ‘ndrine. Finita la seconda
guerra di ‘ndrangheta, Reggio Calabria viene divisa in tre zone, Ionica, Piana e
Città con a capo la cosiddetta Provincia o Crimine: tale assunto è stato incontro-
vertibilmente sancito anche dalla Suprema Corte, in una sentenza storica lad-
(7)
dove, nella parte seconda, introduce le decisioni del giudicante in un capitolo
specifico, significativamente intitolato “Il crimine e l’accertata unitarietà della
‘ndrangheta (ovvero l’equilibrio tra autonomia criminale locale e centralismo
delle regole)”.
Le organizzazioni ‘ndranghetiste di Reggio Calabria possono essere consi-
derate tra le più sviluppate e ben organizzate della regione, avendo una proiezio-
ne su tutto il territorio nazionale e internazionale, come dimostra la costante
importazione di enormi quantitativi di sostanze stupefacenti dal Sud America,
dall’Africa e dal Medio-Oriente.
Caratteristica fondamentale è che, rispetto alle altre famiglie, le cosche reg-
gine hanno come detto una suddivisione territoriale composta da tre manda-
menti, uno cittadino e due provinciali, che assicurano rispetto e stabilità tra i vari
gruppi mafiosi. Del mandamento tirrenico fanno parte sia la parte territoriale
della costa sia la parte della piana di Gioia Tauro, con particolare attenzione al
Locale di Rosarno, considerato come il più potente ed influente.
Con riferimento alla città di Reggio Calabria è importante porre particolare
attenzione alla famiglia De Stefano la quale risulta essere la più potente sia nel
settore amministrativo che nel settore economico, attraverso l’infiltrazione nel
settore degli appalti pubblici e nelle varie amministrazioni locali, grazie anche
alla complicità di personaggi appartenenti alla politica cittadina.
Nella fascia tirrenica invece la stabilità è dovuta alla grande quantità di pro-
fitti illeciti nei quali assume un ruolo di fondamentale importanza il porto di
Gioia Tauro, non solo perché permette l’importazione di sostanze stupefacenti
ma anche per le numerose operazioni imprenditoriali connesse all’area portuale,
che ha attirato l’attenzione di numerose famiglie.
Durante l’operazione denominata “Crimine”, sono stati effettuati oltre 300
arresti e tale indagine assume una valenza quasi storica in quanto, per la prima
volta, i Carabinieri sono riusciti a filmare un importantissimo incontro avvenuto
tra i “capi-bastone”.
(7) N. 830/2016 Corte di Cassazione, estensore Raffaello Magi, Presidente Maria Cristina Siotto.
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