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PROMOZIONE DEL BENESSERE PSICOLOGICO E PREVENZIONE
DEL DISAGIO IN RELAZIONE AI VISSUTI OCCORSI IN SERVIZIO
La versione sana, e quindi la risposta positiva che il soccorritore può spe-
rimentare lavorando a contatto di situazioni particolari e vittime di I tipo, è
quella definita come “Compassion satisfaction” ossia un senso di soddisfazione
e orgoglio derivanti dal lavorare con persone traumatizzate e sofferenti che per-
mette di trarre beneficio dall’operare a favore di situazioni di dolore altrui.
4. Il corpo: palcoscenico del trauma
La parte emotiva dell’esperienza traumatica, vissuta sia direttamente che
indirettamente, viene frequentemente convertita sul soma, soprattutto quando
la cosiddetta “deformazione professionale” opera in modo implicito e impedi-
sce la presa di coscienza della portata di quanto esperito nel corso dell’interven-
to svolto. Alcuni fattori di natura professionale e organizzativa, unitamente ad
altri relativi alla personalità del soggetto, fanno sì che molti soccorritori siano
poco propensi a riconoscere e a condividere le proprie emozioni con la rete
affettiva primaria o più semplicemente con i colleghi. Kardiner chiamò “nevrosi
di guerra” quello che poi sarebbe stato classificato come Post-Traumatic Stress
Disorder (PTSD) e fu lui ad intuire che “lo stress post-traumatico non è tutto nella
testa”, come si sosteneva in precedenza, ma ha una base fisiologica ossia i sin-
tomi hanno origine nella risposta di tutto il corpo.
Dopo un trauma, il mondo è percepito con un sistema nervoso differente
(Van der Kolk, 2015). Basti pensare che, a seguito di un trauma, le tecniche di
neuroimaging permettono di riscontrare cambiamenti strutturali e funzionali del
cervello come ad esempio la disattivazione dell’area di Broca (coinvolta nella
funzione del linguaggio, e quindi nella verbalizzazione del ricordo traumatico)
in corrispondenza al sopraggiungere di un flashback: l’effetto del trauma, pertan-
to, non differisce affatto dagli effetti di lesioni fisiche come l’ictus. Le scansioni
hanno rivelato, inoltre, che durante il sopraggiungere di un flashback soltanto il
lato destro del cervello è attivo. Quando qualcosa riporta le persone traumatiz-
zate nel passato, il cervello destro reagisce come se l’evento traumatico stesse
accadendo nel presente ma, poiché il cervello sinistro è disattivato o comunque
non adeguatamente attivo, non sono consapevoli di stare rivivendo il passato e
non riescono a verbalizzare la tempesta emotiva che stanno sperimentando
(Van der Kolk, 2015).
In seguito all’esposizione a condizioni di stress prolungato o a traumi ripetuti,
gli individui possono andare incontro a malattie psicosomatiche o risposte disre-
golate anche di fronte a stimoli di lieve entità. Concentrandosi sulla disregolazio-
ne, è utile riferirsi al concetto di “finestra di tolleranza” elaborato da Siegel (1999).
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