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INSERTO




                  Ogni organizzazione composta da soccorritori dovrebbe, in ogni momento,
             garantire un protocollo così strutturato, insistendo principalmente sulla prima
             fase di psicoeducazione e formazione costante che prepari gli operatori alla
             gestione dello stress da evento critico e li equipaggi nel modo più completo.


             3.  Il trauma vicario
                  Un soccorritore nel corso del suo servizio si trova spesso a dover offrire
             sostegno emotivo alle persone che gli si rivolgono o che è chiamato ad assistere,
             basti pensare al momento di ricezione di una denuncia relativa a un crimine
             efferato o a una violenza subita, piuttosto che nel corso di un’escussione di un
             testimone di reato o a seguito della comunicazione di una bad new. L’ascolto di
             esperienze traumatiche, la descrizione di immagini orribili, spaventose o dolo-
             rose, la testimonianza di una crudeltà attuata da una persona verso un’altra o
             relativa a un terribile incidente dà luogo a un “processo cumulativo attraverso il quale
             l’esperienza interna del soccorritore viene trasformata negativamente a causa del suo coinvol-
             gimento  empatico  con  l’esperienza  traumatica  della  persona  di  cui  si  sta  occupando”
             (Pearlman, Saakvitne, 1995). La vittima, da un lato, può sollecitare costante-
             mente il soccorritore con la propria vulnerabilità, trasferendo su di lui vissuti di
             impotenza o la propria aggressività, dall’altro può evocare nel soccorritore il
             ricordo  delle  proprie  esperienze  traumatiche,  attraverso  un  meccanismo  di
             immedesimazione. Un sentimento comunemente sperimentato dai soccorritori,
             in relazione al supporto emotivo e all’ascolto di vittime o testimoni di reato, è
             l’impotenza relativa al non poter cambiare le sorti della vita della vittima. Sono
             state identificate due reazioni che si situano ai poli opposti dell’operatore di
             emergenza,  due  meccanismi  di  difesa  per  contagio  empatico  con  la  vittima
             (Roulet, 2018). Il soccorritore può identificarsi troppo (empathetic enmeshment)
             oppure evitare il contagio con essa (empathetic withdrawal). Entrambe le difese
             contengono in sé dei rischi che si traducono in un inadeguato supporto alla vit-
             tima e la sfida cui è confrontato un soccorritore diventa il “trovare la giusta
             distanza” tra sé e l’altro allo scopo di operare con il più adeguato assetto emo-
             tivo senza perdere lucidità e concretezza operativa, mantenendo salda la reazio-
             ne conseguente con strategie di coping  adeguate e funzionali.
                                                 (7)
                  Nel  1990  McCann  e  Pearlman  definirono  il  concetto  di  Vicarious
             Traumatization (VT) come una “trasformazione nell’esperienza interna del terapeuta (o
             altri operatori) che si manifesta come risultato della condivisione empatica con il materiale
             traumatico dei pazienti”.
             (7)   Che verranno meglio approfondite nei paragrafi successivi.

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