Page 40 - Rassegna 2023-2_inserto
P. 40
INSERTO
Ogni organizzazione composta da soccorritori dovrebbe, in ogni momento,
garantire un protocollo così strutturato, insistendo principalmente sulla prima
fase di psicoeducazione e formazione costante che prepari gli operatori alla
gestione dello stress da evento critico e li equipaggi nel modo più completo.
3. Il trauma vicario
Un soccorritore nel corso del suo servizio si trova spesso a dover offrire
sostegno emotivo alle persone che gli si rivolgono o che è chiamato ad assistere,
basti pensare al momento di ricezione di una denuncia relativa a un crimine
efferato o a una violenza subita, piuttosto che nel corso di un’escussione di un
testimone di reato o a seguito della comunicazione di una bad new. L’ascolto di
esperienze traumatiche, la descrizione di immagini orribili, spaventose o dolo-
rose, la testimonianza di una crudeltà attuata da una persona verso un’altra o
relativa a un terribile incidente dà luogo a un “processo cumulativo attraverso il quale
l’esperienza interna del soccorritore viene trasformata negativamente a causa del suo coinvol-
gimento empatico con l’esperienza traumatica della persona di cui si sta occupando”
(Pearlman, Saakvitne, 1995). La vittima, da un lato, può sollecitare costante-
mente il soccorritore con la propria vulnerabilità, trasferendo su di lui vissuti di
impotenza o la propria aggressività, dall’altro può evocare nel soccorritore il
ricordo delle proprie esperienze traumatiche, attraverso un meccanismo di
immedesimazione. Un sentimento comunemente sperimentato dai soccorritori,
in relazione al supporto emotivo e all’ascolto di vittime o testimoni di reato, è
l’impotenza relativa al non poter cambiare le sorti della vita della vittima. Sono
state identificate due reazioni che si situano ai poli opposti dell’operatore di
emergenza, due meccanismi di difesa per contagio empatico con la vittima
(Roulet, 2018). Il soccorritore può identificarsi troppo (empathetic enmeshment)
oppure evitare il contagio con essa (empathetic withdrawal). Entrambe le difese
contengono in sé dei rischi che si traducono in un inadeguato supporto alla vit-
tima e la sfida cui è confrontato un soccorritore diventa il “trovare la giusta
distanza” tra sé e l’altro allo scopo di operare con il più adeguato assetto emo-
tivo senza perdere lucidità e concretezza operativa, mantenendo salda la reazio-
ne conseguente con strategie di coping adeguate e funzionali.
(7)
Nel 1990 McCann e Pearlman definirono il concetto di Vicarious
Traumatization (VT) come una “trasformazione nell’esperienza interna del terapeuta (o
altri operatori) che si manifesta come risultato della condivisione empatica con il materiale
traumatico dei pazienti”.
(7) Che verranno meglio approfondite nei paragrafi successivi.
38