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                  Lafond (1990), nell’elencare i criteri di gravità dell’evento in cui i soccor-
             ritori possono essere coinvolti, dal più impattante al meno grave, riporta: la
             morte o il ferimento grave di un collega, gli eventi che coinvolgono bambini o
             neonati, gli incidenti che interessano molte persone, scenari particolarmente
             cruenti, la perdita di una vittima dopo ripetuti tentativi di trarla in salvo o di
             mantenerla in vita e la presenza di stimoli particolarmente angosciosi. Anche le
             caratteristiche dell’ambiente in cui si opera hanno un peso specifico e possono
             potenziare l’impatto traumatico dell’evento critico; tra di esse si annoverano:
             intervenire in condizioni climatiche avverse o estreme (esempio freddo, vento),
             essere soggetti a pericoli ambientali con conseguente rischio anche per la pro-
             pria  incolumità  (esempio  incendio,  terremoto),  carenza  di  risorse  necessarie
             rispetto a quelle realmente disponibili sul luogo, ecc.
                  La percezione di traumaticità dell’evento, da parte del soccorritore, può
             essere influenzata da tre fattori principali:
                    l’età;
                    la lunghezza dell’esperienza professionale;
                    il numero di eventi traumatici vissuti oltre che da una particolare predi-
             sposizione momentanea o preesistente.
                  Altri fattori rilevanti possono essere le caratteristiche dell’evento, la fre-
             quenza (singolo o ripetuto), il numero di vittime coinvolte ma anche la perce-
             zione dell’operatore stesso di farvi fronte, attraverso una sensazione di controllo
             della situazione, di preparazione data da congruo preavviso, ecc. (Roulet, 2018).
             L’esperienza del soccorso può cambiare profondamente l’operatore che potreb-
             be, nel tempo, “non apparire più lo stesso”, avere difficoltà a rilassarsi nell’ad-
             dormentarsi, sperimentare stati d’animo di tristezza, tensione o anche particolari
             emozioni quali paura, colpa, vergogna o rabbia. Frequentemente, la tendenza di
             chi svolge questa particolare professione è minimizzare o evitare di attribuire il
             giusto  significato  agli  eventi,  non  riuscendo  quindi  a  rintracciare  la  specifica
             causa di quadri emotivi e/o comportamentali non necessariamente psicopatolo-
             gici, ma comunque disfunzionali e connessi all’esperienza traumatica di soccor-
             so. Il sostegno sociale ricevuto risulta una importante risorsa ambientale docu-
             mentata da alcune ricerche sullo stress traumatico nelle Forze di Polizia (Carlier
             et al., 1997; Stephens, long e Miller, 1997; Marmar et al., 1999; Jones e Kagee,
             2006; Marmar et al., 2006). All’interno delle Forze Armate e Forze di Polizia, il
             sostegno sociale tra colleghi acquisisce una valenza particolare dal momento che
             gli operatori possono beneficiare del senso di appartenenza al proprio corpo,
             rinsaldando la motivazione al ruolo, recuperando i valori fondanti del mandato
             istituzionale e aumentando la coesione, la colleganza e la fiducia reciproca.

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