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PROMOZIONE DEL BENESSERE PSICOLOGICO E PREVENZIONE
DEL DISAGIO IN RELAZIONE AI VISSUTI OCCORSI IN SERVIZIO
Un soccorritore non è psicologicamente più robusto di una persona “nor-
male”, nonostante il suo assetto attitudinale originario e l’esperienza professio-
nale lo rendano più predisposto di altri a svolgere con efficienza una specifica
professione. Ad oggi, sempre più numerose ricerche sostengono l’ipotesi
secondo la quale ripetute esperienze di esposizione a situazioni drammatiche
aumentano il rischio, per gli operatori dell’emergenza, di sviluppare disturbi
come il DPTS, il Disturbo Acuto da Stress, Disturbi dell’Adattamento,
Depressione, Burnout… è quindi importante che i soccorritori siano quanto
più informati e sensibilizzati su tali rischi al fine di prevenire l’insorgere, l’in-
staurarsi e il cristallizzarsi del disagio psicologico.
Le reazioni da stress traumatico possono insorgere prima, durante e dopo
una situazione altamente emotiva, come può essere quella di prestare soccorso
a persone in difficoltà o, per esempio, facendo rilievi su scene del crimine o in
seguito a gravi incidenti.
L’intervento degli operatori in uno scenario emergenziale si articola in diverse
fasi, caratterizzate da specifici vissuti emotivi e da specifiche reazioni comporta-
mentali, tendenzialmente considerate normali in risposta a un evento anormale:
fase di allarme: il soccorritore riceve la comunicazione di un evento critico
(3)
nel quale è necessario intervenire. In questa fase sono comuni le reazioni di atti-
vazione (aumento del battito cardiaco, della pressione sanguigna e del ritmo
respiratorio) ma anche reazioni di tipo inibitorio (esempio shock) e disorienta-
mento dovuto alla scarsa mole di informazioni relative all’evento;
fase di mobilitazione: l’operatore si prepara ad intervenire pianificando e
coordinando l’intervento recuperando, in tal modo, autocontrollo emotivo e
riducendo il livello di allarme;
fase dell’azione: il soccorritore si adopera nel soccorso delle vittime, alter-
nando stati di euforia e gratificazione, nelle situazioni in cui presta un aiuto con-
creto, a sentimenti di colpa, sconforto, delusione e paura quando non riesce a
essere efficace. A partire da questa fase, possono generarsi ed evolvere reazioni
emotive e comportamentali che presentano esiti anche a distanza di tempo;
fase del lasciarsi andare: al termine dell’intervento emergenziale l’operatore
torna alla propria routine quotidiana. Adesso possono verificarsi reazioni di
(3) Un evento critico non è necessariamente un evento traumatico; si definisce Critical Incident un
qualsiasi intervento o parte di esso che comporta, per il professionista, un carattere imprevi-
sto, perturbante il buon svolgimento del soccorso, che aumenta i fattori di stress (De Soir,
Vermerein, 2002) e che tende a produrre nell’individuo una forte reazione emotiva. Un even-
to traumatico è, invece, una situazione che implica l’esperienza del senso di impotenza e di
vulnerabilità a fronte di una minaccia, soggettiva o oggettiva, che può riguardare l’integrità e
la condizione fisica della persona, il contatto con la morte oppure elementi della realtà da cui
dipende il suo senso di sicurezza psicologica (Roulet, 2018).
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