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PROMOZIONE DEL BENESSERE PSICOLOGICO E PREVENZIONE
DEL DISAGIO IN RELAZIONE AI VISSUTI OCCORSI IN SERVIZIO
Nel 1995 Pearlman e Saakvitne specificarono che la VT si riferisce a un
effetto diffuso del lavorare con sopravvissuti a eventi traumatici, al quale è vul-
nerabile chiunque se ne occupi in modo empatico.
La VT può avere diverse conseguenze sull’operatore di soccorso, condu-
cendo anche a modificazioni strutturali della propria identità professionale e
personale, al cambiamento del sistema di significati che sorregge le sue world-
views e world-assumptions, nella propria autostima e nel senso di competenza, nella
sua dimensione narcisistica e nelle concezioni personali in merito a temi quali
la sicurezza, la fiducia interpersonale e il senso di controllo sugli eventi esterni
(Roulet, 2018). Infine, può evocare e far riemergere materiale traumatico per-
sonale scarsamente elaborato in precedenza.
Esistono alcuni fattori di rischio per lo sviluppo di una VT, raggruppabili
in tre classi:
1. Fattori di rischio oggettivi:
eventi che coinvolgono gravi danni per neonati e bambini;
eventi che coinvolgono molte persone (incidenti stradali, terremoto…);
eventi che causano lesioni gravi, mutilazioni e deformazioni del corpo
delle vittime;
eventi che causano la morte di colleghi;
fallimento di una missione di soccorso comportante la morte di una o
più persone;
necessità di compiere scelte difficili e/o inadeguate al proprio ruolo
operativo;
necessità di prendere decisioni importanti in tempi rapidissimi.
2. Fattori di rischio soggettivi:
tendenza eccessiva del soccorritore a immedesimarsi con la vittima;
bisogno marcato del soccorritore di tenersi a distanza dalle vittime;
presenza di significative problematiche psicologiche del soccorritore
e/o presenza di traumi pregressi non elaborati;
mancanza di idonee strategie per fronteggiare lo stress e/o mancanza di
adeguate capacità di valutare la propria tolleranza allo stress;
scarsa conoscenza della normale risposta fisiologica e psicologica di
fronte allo stress;
lesioni personali.
3. Fattori di rischio legati all’organizzazione in cui si presta servizio:
ritmi di lavoro eccessivi;
inadeguatezze logistiche degli ambienti destinati ai soccorritori;
carenze nei processi di comunicazione;
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