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DOTTRINA




                  “Questa tipologia di estorsione è stata accertata ripetutamente in sede giudiziaria. In
             particolare, con le indagini sfociate nelle operazioni “Piazza Pulita”  e “Corona” , ese-
                                                                      (33)
                                                                                  (34)
             guite rispettivamente nel 2012 e nel 2013…” in cui è emerso che “… alcune imprese
             siano state costrette ad assumere e a mantenere il rapporto di lavoro con i figli dei capi di una
             batteria della società foggiana, nonostante le ripetute assenze degli stessi dal posto di lavoro”.
                  Dal  processo  “Corona”  emerge  ben  chiara  la  tipica  metodologia  della
             Società. “L’estorsione è divenuta “bonaria”: la volontà della vittima è coartata non più da
             minacce esplicite o da comportamenti platealmente violenti (almeno nella fase iniziale), bensì
             nella carica intimidatoria insita nella fama criminale dell’associazione…”. Pertanto, dai
             processi celebrati alla “società foggiana” emerge “la sistematicità della pratica estor-
             siva nella città di Foggia, un fenomeno diffuso e radicato, vissuto dalle stesse vittime in molti
             casi come una situazione necessaria, ineludibile. Questa pressante attività di condizionamento
             fa leva, da un lato, sulla fama criminale dei gruppi mafiosi e, dall’altro, sulla condizione di
             generalizzata paura, soggezione e omertà in cui versa la popolazione foggiana”.

             3.3 Agromafie e il caporalato
                  Sul territorio dauno le attività illegali più remunerative della criminalità
             organizzata, oltre ai già menzionati reati relativi al traffico di sostanze stupefa-
             centi e alle estorsioni, sono ricomprese anche nel settore delle cosiddette “agro-
             mafie”, tra cui emerge il caporalato che continua ad avere una significativa inci-
             denza, tale da rappresentare una vera e propria emergenza nazionale.
                  I  braccianti  lavorano  in  condizioni  disumane,  in  contrasto  alle  vigenti
             norme. Infatti, lavorano per tante ore al giorno e con retribuzioni più che misere,
             dalle quali, per di più, vengono decurtate le spese di affitto, di vitto e di trasporto.
             Tali condizioni di vita e la diffusa omertà tra i lavoratori sfruttati, rendono dif-
             ficoltoso, sul versante giudiziario, l’accertamento dei fatti. Dunque “le denunce
             sono rare e, nella fase del giudizio, sono spesso seguite da ritrattazioni” .
                                                                        (35)
                  Nella Relazione del 12 luglio 2011, la Commissione Parlamentare d’inchie-
             sta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, argomentando
             sul condizionamento delle mafie sull’economia, in merito al caporalato, così
             relaziona “La lotta al lavoro nero e al caporalato è stata dalla Regione Puglia affrontata
             con una normativa che commina sanzioni per le imprese che reiterano l’uso di manodopera in
             nero consistenti nella perdita di finanziamenti regionali, nazionali e comunitari”.
             (33)  P.p. 3320/10 Mod. 21 DDA Bari.
             (34)  Sentenza n. 1293/143 del Gup del tribunale di Bari del 23 ottobre 2014 (divenuta irrevoca-
                  bile il 7 aprile 2017), cosiddetta Sentenza Corona.
             (35)  Risoluzione in materia di analisi del fenomeno mafioso e criticità per l’amministrazione della
                  giustizia negli uffici giudiziari operanti nella provincia di Foggia nel settore della criminalità
                  organizzata - Delibera consiliare del 18 ottobre 2017.

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