Page 38 - Rassegna 2023-1
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DOTTRINA
Viceversa, l’esempio che viene dall’alto può avere un ruolo importante nel ras-
sicurare, orientare e anche richiamare l’opinione pubblica. Questo, naturalmen-
te, nel caso si tratti di un buon esempio. Quelli cattivi approfondiranno la distan-
za fra chi spicca per potere e chi lo subisce, ma andranno anche ad alimentare
la logica autogiustificatoria del “così fan tutti”.
Questa è la ragione per la quale, anche ammettendo che l’adempimento
dei loro doveri si verifichi nella sfera esteriore delle loro attività e comporta-
menti, coloro che svolgono funzioni pubbliche sono tenuti almeno a misurarsi
con un modello di integrità che impone di affrontare il problema dell’allineamen-
to fra coscienza e ruolo. L’etica dell’autenticità si è andata caratterizzando in
modo sempre più marcato a partire da un’esigenza di auto-definizione che si
compendia nell’idea che occorre guardare dentro se stessi per realizzare piena-
mente la propria umanità, anche quando ciò può significare aprire un conflitto
fra la dinamica dell’auto-determinazione e le regole e le attese che si sono con-
solidate a garanzia dell’ordine e della stabilità delle relazioni sociali. Questo
«spostamento verso di noi del centro di gravità dell’imperativo morale» – lo
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ripeto – è irreversibile. Ma il fatto che integrità e auto-trasparenza dell’io siano
viste in misura crescente «non come mezzi volti a un fine morale definito in
maniera indipendente, ma come qualcosa che ha il suo pregio in se stesso» ,
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può scavare linee di tensione profonde nell’esperienza e nei processi decisionali
di coloro ai quali è appunto affidata la corretta applicazione delle regole sociali
e che hanno scelto di vestire i panni, la divisa di un determinato ruolo. Il disal-
lineamento può naturalmente restare celato dietro l’osservanza esteriore di leggi
e regolamenti, ma è difficile immaginare che non produca comunque effetti
sulla propria attività, anche solo in termini di dedizione e determinazione nel
perseguimento delle finalità che dovesse capitare di non condividere.
La questione dell’integrità, per chi svolge funzioni pubbliche così come
per le diverse comunità di professionisti, per questo dotate di codici deontolo-
gici che modulano i principi etici fondamentali in riferimento ai beni specifici
delle diverse pratiche, non si risolve semplicemente in termini di verità, di sin-
cerità rispetto a se stessi, perché si tratta appunto di essere ed essere percepiti
veri, coerenti, credibili rispetto a una professione, a un ruolo. Questa verità,
coerenza, credibilità possono suggerire o richiedere un sacrificio della volontà
anche quando non si tratterebbe di fare niente di “illegale” e anche quando ci
si muove nello spazio della vita “privata”: il Codice di deontologia medica del
2014, analogamente a molti altri, «regola anche i comportamenti assunti al di
(17) C. Taylor, Il disagio della modernità, Laterza, Roma-Bari, 2006, p. 76.
(18) Ibidem.
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