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UN DOVERE SPECIALE VERSO LA REPUBBLICA E LA COSTITUZIONE.
                                       DISCIPLINA, ONORE, GIURAMENTO




               dell’uomo, oltre a richiedere l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarie-
               tà politica, economica e sociale (art. 2). La Repubblica si assume il compito di
               rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l’eguaglianza dei cittadini e impe-
               discono il pieno sviluppo della persona umana (art. 3). È l’obiettivo di quella
               garanzia e di questo sviluppo che l’art. 54 chiede di condividere come dovere.
               In qualche misura, forse, anche nel senso di quel dovere morale che, a differenza
               dell’osservanza delle leggi, non può essere oggetto di coercizione utilizzando gli
               strumenti propri del diritto. Perché è dal rispetto diffuso di tale dovere e dal-
               l’ampiezza di tale adesione che dipende, in ultima analisi, la solidità delle istitu-
               zioni democratiche.
                    Assumendo questa prospettiva, si può senz’altro dire che nell’art. 54 della
               Costituzione italiana, con il rilievo conferitogli dalla sua collocazione a conclu-
               sione della Parte sui diritti e doveri dei cittadini, si riconoscono i due vettori di
               spinta evidenziati da Axel Honneth nella nozione di patriottismo costituziona-
               le, che non è incompatibile con il diritto al dissenso e, almeno fino a un certo
               limite  (sulla  cui  definizione,  comunque  difficile,  non  posso  soffermarmi  in
               questa sede), con altre fedeltà. C’è, innanzitutto, l’idea di quella «integrazione
               affettiva»  rispetto  alla  quale  egli  riconosce  il  contributo  fondamentale  delle
               riflessioni di Durkheim: i cittadini «sono disposti a cooperare attivamente alla
               formazione delle opinioni in uno Stato democratico solo a condizione di con-
               siderare le sue finalità e i suoi valori come desiderabili, e anzi degni di essere
               difesi» . E c’è la convinzione che i cittadini «possano sentirsi confermati nella
                      (15)
               loro  comune  appartenenza  politica  e,  quindi,  sentirsi  emotivamente  legati
               l’uno all’altro, imparando a intendere le costituzioni delle loro comunità demo-
               cratiche come stimolo a realizzare sempre meglio, alla luce delle proprie espe-
               rienze storiche, i principi morali universalistici in esse enunciati» . Questa con-
                                                                            (16)
               divisione è il presupposto della disciplina e dell’onore richiesti ai funzionari
               pubblici, contribuisce a generarne i contenuti e alimenta la vigilanza sul loro
               rispetto, in una circolarità dall’esito aperto. Non si tratta semplicemente del
               fatto che il “senso dell’onore” si dice in molti modi e anche i mafiosi – come
               ricordava Togliatti – hanno il loro. Una popolazione nella quale predomina un
               atteggiamento  lasco  rispetto  a  certi  comportamenti  (per  esempio  l’adempi-
               mento del proprio dovere come contribuenti) potrebbe essere meno esigente
               nel giudicare quelli dei suoi rappresentanti. E magari non premiare i più rigo-
               rosi  e  quelli  che  promettono  maggiore  severità  nel  momento  del  voto.

               (15)  A. Honneth, Il diritto della libertà. Lineamenti per un’eticità democratica, Torino, Codice edizioni,
                    2015, p. 377.
               (16)  Ivi, pp. 378-379. Corsivo mio.

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