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ROSARIO LIVATINO OPERATORE DI GIUSTIZIA, E LA MISSIONE DEL CARABINIERE




                    È l’impegno educativo, al quale l’Arma dedica tempo, risorse, competen-
               ze; un impegno che la nostra Chiesa dell’Ordinariato Militare, attraverso il mini-
               stero dei Cappellani Militari, è chiamata ad affiancare, accompagnare, appro-
               fondire, nel comune intento di supportare i giovani in un cammino che li ponga
               dinanzi alla possibilità di crescere integralmente, per compiere scelte giuste nel
               corso della propria esistenza.
                    Per scegliere cosa fare, infatti, bisogna scegliere chi essere; e questo è fon-
               damentale, soprattutto per i giovani. Ogni scelta della vita, per così dire, sca-
               turisce dal proprio essere e, nello stesso tempo, costruisce il modo di essere.
               Scegliere di operare la giustizia e scegliere di essere giusto significa acquisire un
               alto senso di coerenza umana e professionale; coerenza che rende trasparenti,
               unifica interiormente, senza doppiezza e senza falsità. Scegliere cosa fare e sce-
               gliere chi essere significa crescere in questa consapevolezza, maturando perso-
               nalmente.
                    Ma c’è ancora una parola che il Beato Livatino ci consegna e che per lui è
               stata fondamentale: l’amore. L’amore non è contrario alla giustizia ma è qualco-
               sa in più; l’amore vede oltre la giustizia. Colpisce che egli dicesse di vedere sem-
               pre oltre le sue carte: e le carte di un giudice possono essere anche molto pesan-
               ti, noiose, impegnative…
                    Penso alla cura delle persona, di ogni persona, di ogni cittadino - soprat-
               tutto dei più fragili, piccoli e poveri - così importante per i Carabinieri italiani.
               Una caratteristica che la gente riconosce, ricambiandola con una fiducia sincera,
               testimonianza di come i Carabinieri siano punto di riferimento per la comunità,
               a partire dalla realtà dei piccoli paesi, fino alle grandi città e alle stesse Missioni
               internazionali.
                    Tra le carte e i processi, Rosario Livatino riusciva a intravedere sempre i
               drammi delle persone, le loro fatiche, le loro storie. E questo gli permetteva di
               scegliere secondo giustizia, senza dimenticare il criterio dell’amore, del bene
               comune, del bene di ogni persona. Un amore che egli sapeva attingere all’amore
               stesso di Dio.
                    Fu questo amore che lo rese capace del martirio che egli ha subito; e la
               Reliquia con la camicia intrisa di sangue ricorda con forza la sua morte per
               amore. È rimasto ancora vivo il suo grido a coloro che lo stavano uccidendo:
               «Che cosa vi ho fatto?». Non un grido di disperazione ma un richiamo alla veri-
               tà, perché egli non aveva fatto nulla contro chi gli stava dando la morte.
                    È vero, l’opera di giustizia contrasta l’opera del male, attacca l’operato di
               chi sceglie l’ingiustizia, l’illegalità, l’odio e la vendetta. E contrasta tutto questo
               con una sola arma: l’amore.


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