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PROLUSIONE DEL COMANDANTE DELLE SCUOLE DELL’ARMA DEI CARABINIERI




                    La figura di Rosario Livatino emerge prorompente rispetto alla iniziale asso-
               lutamente  riduttiva  qualificazione  di  “giudice  ragazzino”,  dopo  che  Papa
               Giovanni Paolo II recatosi ad Agrigento, alla Valle dei Templi, ebbe a pronunciare
               un discorso rimasto nella storia della Chiesa: “Convertitevi” dirà il Santo Padre.
                    E a distanza di anni, l’attuale Pontefice uscendo allo scoperto rispetto alla
               lotta alla mafia si rivolgerà con forza alle diocesi e alle parrocchie.
                    Le parrocchie sono paragonabili alle stazioni dell’Arma: ecco uno dei moti-
               vi per quali celebreremo Padre Pino qui alla Scuola Ufficiali. Perché le parrocchie
               stanno alla Chiesa come le stazioni dei Carabinieri stanno all’Arma e allo Stato
               o come il medico di base sta al mondo della sanità. Il primo riferimento rispet-
               tivamente per il cittadino nell’ambito spirituale, della sicurezza, della salute.
                    Tre interessi ovviamente vitali per ciascuno di noi.
                    Il Santo Padre dirà alle parrocchie: basta “Pilati”, basta atteggiamenti agno-
               stici. Un richiamo veramente forte rivolto a scuotere le coscienze perché come
               abbiamo avuto Padre Pino Puglisi, abbiamo avuto sacerdoti che hanno sposato
               uomini  d’onore.  A  volte,  consapevolmente  a  cominciare  da  Salvatore  Riina.
               Questi atteggiamenti, queste missioni, il Santo Padre li ha posti in evidenza con
               un vero e proprio indirizzo nei confronti dei vescovi e soprattutto nei confronti
               dei parroci. La lotta alla mafia è tutt’altro che finita. Essa affonda le proprie radi-
               ci essenzialmente in una Questione Meridionale e in una questione sociale.
                    Noi carabinieri siamo coloro che intercettano le difficoltà dei nostri concitta-
               dini. Noi siamo chiamati ad intercettare le evidenze che la Società ci pone a riferi-
               mento; dobbiamo essere consapevoli della missione a noi affidata. Devono essere
               soprattutto le forze vitali di questo Paese, come ha fatto Rosario, a costituire un
               esempio. Un esempio di rigore, un esempio di onestà anche intellettuale, un esempio
               di sobrietà, un esempio di etica per i cittadini. I cittadini vanno dove c’è l’esempio.
                    Una volta vi ho detto che un sociologo, un certo Staufen, in una ricerca
               sociologica, a proposito dello studio delle fasi che caratterizzarono il secondo
               Conflitto Mondiale, fece una domanda a un caporale dell’esercito americano:
               “Tu dove stai?”, il caporale rispose: “Io sto dove sta il mio capitano. Se il capitano
               sta indietro, io sto indietro insieme a lui”. Voi dovete essere di esempio e il carica
               batteria dei nostri carabinieri. Se la passione, se l’umiltà sapiente, se la professio-
               nalità, se la motivazione, se il senso del dovere dovessero essere lacunosi i nostri
               carabinieri ne risentiranno. Affidiamoci all’esempio di Rosario Livatino, un gran-
               de magistrato, un grande uomo dello Stato, ma soprattutto un grande cittadino.
                    Alla  fine  ci  rimarrà  impressa  questa  frase  da  lui  pronunciata:  “quando
               moriremo nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma quanto
               siamo stati credibili”.


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