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ESPOSIZIONE DELLA RELIQUIA DEL BEATO ROSARIO LIVATINO




                  Quella stessa camicia intrisa di sangue, che indossava mentre si recava al
             lavoro, è oggi oggetto di venerazione da parte dei fedeli. Il passaggio presso
             l’istituto di formazione romano della reliquia fa parte della più ampia Peregrinatio
             indetta dalla Venerabile Arciconfraternita di Santa Maria Odigitria dei Siciliani
             in Roma.
                  “Ha vissuto in terra di mafia consapevole dei rischi e li ha affrontati con
             determinazione,  con  umiltà,  con  un  approccio  sicuramente  rivolto  al  bene
             comune e con una straordinaria cifra distintiva: l’amore verso la collettività e
             verso i principi cristiani”. Forti e intense sono state le parole pronunciate dal
             Generale  di  corpo  d’armata  Giuseppe  Governale  nel  suo  intervento.  Il
             Generale, palermitano di nascita, ha espresso un sincero sentimento di deferen-
             za verso la figura del magistrato, in virtù della sua pluriennale esperienza nel
             campo della lotta alla criminalità organizzata in Sicilia quale comandante pro-
             vinciale di Catania prima e, successivamente, di legione a Palermo.
                  In seguito, è stato nominato comandante del ROS e direttore della DIA,
             prima di assumere l’attuale incarico di Comandante delle Scuole dell’Arma dei
             Carabinieri.
                  Anche  il  Cappellano  Militare  della  Scuola  Ufficiali,  Don  Domenico
             Vendemmiati, durante la celebrazione liturgica ha reso omaggio alla figura del
             giudice:  “Il  comandamento  dell’amore  che  ci  insegna  Gesù  nel  Vangelo  lo
             vediamo  rifulgere  nel  Beato  Rosario  che  trattava  con  rispetto  ogni  persona,
             anche se indagata o detenuta. Nel nome dell’Amore, Livatino rifiutava di crearsi
             una famiglia, di avere una scorta poiché non voleva lasciare orfani. Richiedeva,
             inoltre, di trattare le pratiche giudiziarie più rischiose per non esporre alla morte
             altri colleghi. Donava, in tal modo, la sua vita al servizio dello Stato, sull’esem-
             pio del Cristo (N.d.R.)”.
                  Il magnifico connubio tra devoto cristiano e indefesso lavoratore è con-
             densato nella frase che Livatino era solito ripetere: “Alla fine della vita non ci
             sarà chiesto se siamo stati credenti, ma credibili”.
                  Per la sua esemplare condotta Papa Francesco autorizzò la Congregazione
             delle cause dei Santi a promulgare il decreto, che aprì la strada alla sua beatifi-
             cazione. La proclamazione è avvenuta il 9 Maggio 2021 nella Cattedrale della
             sua città natale. Livatino è oggi il primo ed unico magistrato beato nella storia
             della Chiesa Cattolica Romana.
                  Dopo aver lasciato la Scuola, il pellegrinaggio ha toccato le massime sedi
             istituzionali  quali  Senato,  Camera,  Ministero  della  Giustizia,  Corte  di
             Cassazione e Comune di Roma.
                  Il suo esempio di credente e di magistrato perdura anche dopo la morte.

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