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ESPOSIZIONE DELLA RELIQUIA

                         DEL BEATO ROSARIO LIVATINO






                       Il 18 gennaio 2023, nell’ambito di una Peregrinatio Nazionale affidata all’arci-
                   confraternita  S.  Maria  Odigitria  dei  Siciliani  in  Roma,  presso  la  Scuola  Ufficiali
                   Carabinieri è stata esposta la reliquia del giudice siciliano, Magistrato assassinato dalla
                   mafia il 21 settembre 1990.


               Rosario Livatino. Magistrato e Martire
               Sottotenente Edoardo Nicoletti
                                         (*)

                    La mattina del 18 gennaio 2023, la Scuola Ufficiali Carabinieri in Roma ha
               avuto il privilegio di ospitare la SS. Reliquia del Beato Rosario Livatino, giudice
               agrigentino assassinato dalla mafia.
                    La figura del giudice Livatino è tra le più emergenti e può essere riassunta
               nel binomio: uomo di profonda Fede e uomo di Giustizia; nei suoi scritti per-
               sonali la frequente frase «sub tutela Dei» lo testimonia.
                    Le due connotazioni si sono personificate, in lui, in modo perfetto. La sua
               attività di magistrato, in terra di Sicilia, svolta per dodici anni è stata un susse-
               guirsi di gesti, parole, umanità, rispetto del prossimo, quand’anche criminale. Va
               ricordata  la  circostanza,  16  agosto  1984,  in  cui  si  recò  personalmente  da
               Agrigento a Canicattì per la consegna del mandato di scarcerazione di un dete-
               nuto a fine pena, affinché fosse posto in libertà senza alcun ritardo.
                    Livatino esercitò con così profondo senso del dovere e della responsabilità
               la sua professione, da vedersi riconosciuto di aver pienamente vissuto il magi-
               stero da cristiano e valido servitore dello Stato. In processi importanti come
               quello del 1984 «Santa Barbara», in cui tutti capi della cosca agrigentina furono
               alla sbarra, grazie alle sue indagini, si comportò in modo esemplare sia come
               magistrato sia come uomo.
                    Fu uno dei primi giudici, insieme a Falcone e Borsellino, con i quali lavorò,
               ad attuare la confisca dei beni ai mafiosi. Fu per questi suoi provvedimenti, che
               hanno retto in tutti i gradi di giudizio, che la Stidda decretò la sua morte avve-
               nuta il 21 settembre 1990 a soli trentotto anni.

               (*)  Frequentatore del 202° corso di applicazione.

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